L’emergenza Coronavirus sta avendo conseguenze drammatiche sotto il punto di vista umano e anche sotto quello economico. L’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione su una possibile rivolta nel Sud Italia, si temono proteste sociali. Il video è solo uno dei tanti diventati virali in poche ore. Padre e figlia che addenta una fetta di pane e Nutella, lui che minaccioso si rivolge al premier Conte e al sindaco di Palermo Leoluca Orlando: «Se mia figlia non potrà più mangiare un pezzo di pane andremo ad assaltare i supermercati ».
Da ieri mattina polizia, carabinieri e guardia di finanza stazionano davanti agli ipermercati di Palermo. L’ipotesi che si possa ripetere quanto già successo giovedì pomeriggio quando un gruppo organizzato si è presentato alle casse di un punto vendita Lidl con i carrelli pieni di provviste al grido: «Basta stare a casa, non abbiamo soldi per pagare, dobbiamo mangiare» non è affatto remota. Anche perchè la chiamata ai saccheggi dei supermercati di chi è rimasto senza un reddito corre veloce sui social e si aggiunge agli scippi per strada dei sacchetti della spesa in Campania, ai taccheggi continui di merce sugli scaffali, alle rapine ai punti vendita aperti. In tutto il Mezzogiorno dove l’economia sommersa del lavoro nero che dà da mangiare a quasi 4 milioni di persone è già allo stremo senza sussidi in vista.
«È una situazione molto delicata che seguiamo con estrema attenzione nei suoi profili di ordine pubblico ma da disinnescare innanzitutto con interventi sociali. È evidente che in una emergenza del genere le regioni del Mezzogiorno sono ad alto rischio», dicono al Viminale che ha già dato indicazioni ai Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica di accendere un faro speciale sulle situazioni più delicate.
Non c’è molto tempo per approntare interventi che evitino che all’emergenza sanitaria si affianchi quella sociale. C’è un report riservato dell’intelligence interna, arrivato a Palazzo Chigi, che segnala un «potenziale pericolo di rivolte e ribellioni, spontanee o organizzate, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia dove l’economia sommersa e la capillare presenza della criminalità organizzata sono due dei principali fattori di rischio». Uno scenario disegnato mettendo insieme una serie di episodi già avvenuti in Sicilia, in Campania, in Puglia, dove ormai si rischia lo scippo dei sacchetti della spesa e dove non c’è giorno che una farmacia non subisca un assalto armato. A Bari l’assessora Francesca Bottaloci è dovuta andare di persona a portare due pacchi della spesa ad una famiglia che aveva postato un video mentre gridavano dal balcone di casa: « Non abbiamo più soldi, non abbiamo più niente. Venite a vedere».
Nelle regioni che assorbono l’80 per cento del lavoro nero di tutto il Paese, la serrata dei negozi, del turismo, lo stop ai mercati e agli ambulanti e persino all’esercito di parcheggiatori abusivi produce come primissima conseguenza che già dopo quindici giorni ci sia un popolo alla fame. Che progetta rivolte organizzate sui social. Giovedì il tentativo di saccheggio al supermercato di Palermo (poi fallito grazie all’intervento immediato delle forze dell’ordine) è partito da un gruppo Facebook, “Rivoluzione nazionale”, che ha già migliaia di adepti e un prossimo appuntamento: «Chi per il giorno 3 aprile è pronto alla guerra lo scriva qui sotto e facciamo gruppo. Per farci sentire dobbiamo razziare i supermercati come fanno in Siria e in Spagna. La protesta vera è proprio questa, così capiscono a cosa siamo arrivati».
Non nasconde la sua preoccupazione il sindaco di Palermo che chiede al governo l’istituzione di un reddito di sopravvivenza e paventa il rischio che la mafia piloti la rivolta. «Accanto a tantissimi che stanno vivendo questo momento di crisi gravissima con angoscia ma con dignità – dice Orlando – ci sono gruppi di sciacalli e professionisti del disagio che promuovono azioni violente, persone e gruppi che già dalle immagini mostrano e rivendicano la propria appartenenza al sottobosco mafioso. Chiedo a tutti i cittadini di segnalarli alle autorità di polizia».
Palermo è una delle prime città d’Italia ad aver messo su un sistema di aiuto alle famiglie rimaste senza alcun reddito, già 2.500 quelle che si sono iscritte alla Centrale unica di aiuto alimentare. Una telefonata, una email, l’iscrizione online e dopo il controllo, con l’aiuto di Caritas, Banco alimentare e Banco delle opere di carità, arrivano i generi alimentari di prima necessità. Altrove, come a Napoli e Potenza, sta prendendo piede la “spesa sospesa”, iniziativa alla quale qualsiasi cittadino può contribuire acquistando prodotti che poi lascia alla cassa per riempire i carrelli di chi non ha soldi per pagare.