L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla polemica relativa allo Stretto di Messina. Il sindaco Cateno De Luca, è ormai uno showman con dirette quotidiane su Facebook da due milioni di visualizzazioni in media. Dirette che sembrano piacere alla pancia dei siciliani impauriti, che gli scrivono nei commenti «bravo, bravissimo» per essersi messo a fare lo sceriffo dello Stretto per una sera, fermando le auto che sbarcavano e facendole poi passare perché tutte legittimate al transito. Ma poco importa la sostanza: mediaticamente De Luca, con le sue urla in diretta, è arrivato fino agli Usa e al New York Times che ne ha rilanciato un video. Una macchina social che ieri è continuata davanti alla casa di riposo di Messina dove si registrano decine di contagi, anche in questo caso con 700mila persone collegate alla sua pagina Facebook, e con l’annuncio del drone che sorvolerà la città urlando con la sua voce: «Dove cazzo vai?». Uno smacco per un governatore che alla comunicazione tiene molto e che in questi due anni ha messo in piedi uno staff a Palazzo d’Orleans composto da consulenti e giornalisti che in queste ore sono dedicati tutti a lui. «Siamo in guerra», va ripetendo agli assessori scomparsi dai radar, per lo meno da quelli mediatici. Il comandante in capo non ammette distrazioni. Unica eccezione alla solitaria esposizione del governatore su tv, social e giornali è quella del suo fidatissimo braccio destro, l’assessore alla Sanità Ruggero Razza. Per il resto tutti i canali di comunicazione della Regione al momento sono occupati da Musumeci, che nei suoi discorsi alla Sicilia non manca di fare citazioni belliche, come quella sui traditori «che non saranno fucilati ma saranno lasciati indietro», come ha detto in una delle dirette Facebook nello stile di quelle della Protezione civile nazionale. «Lui è il volto sul campo, d’altronde, insieme a Razza», ragiona un assessore a lui molto vicino. Il governatore è molto presente in questi giorni anche nelle tv nazionali: quasi quotidianamente dal suo staff arriva l’annuncio di un intervento o di un collegamento del presidente in un programma televisivo. «Quando invitai la gente del Nord a non venire per un periodo in Sicilia, fui accusato persino di razzismo — ha detto su RaiUno — sono stato tempestato da critiche anche dai giornalisti, mi hanno anche dato del razzista. E quanti sindaci, da Orlando a Pogliese e persino a De Luca che invitava le persone ad andare a Messina».