L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sulla situazione legata alla pandemia in Italia ed in modo particolare sulla posizione di bambini e ragazzi sotto ai 18 anni, i quali rappresentano solo l’1,8% dei contagiati di Covid. Lo studio dell’Istituto superiore di sanità su Pediatrics avverte: «La popolazione pediatrica potrebbe giocare un ruolo attivo nella trasmissione del virus. Dalla Cina ci arrivavano messaggi rassicuranti, si diceva che i bambini non erano contagiosi. Ma in Cina a gennaio le scuole erano chiuse per le feste» riflette Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) e primario al Bambino Gesù di Roma, uno degli autori dello studio su Pediatrics . «Con il tempo, ci siamo accorti che non è così. I bambini possono contagiare. La riapertura delle scuole in Italia dovrà essere accompagnata da regole rigorose». Marco Ajelli, matematico specializzato nella diffusione delle epidemie all’università dell’Indiana. «I ragazzi sotto ai 15 anni hanno un terzo delle probabilità di contagiarsi rispetto agli adulti. Ma hanno anche più contatti con gli altri e una maggiore tendenza a essere asintomatici, quindi a innescare focolai silenziosi. I più temibili». «Distanza, lavaggio delle mani e mascherina dai 3 anni, raccomanda la Sip. La mascherina può essere tolta se si resta al banco, ma serve quando i bambini sono insieme. Loro non avranno grandi problemi. Diventerà un’abitudine come l’apparecchio o gli occhiali. Con la circolazione limitata che abbiamo oggi, siamo ragionevolmente sicuri che nelle scuole non si svilupperanno focolai importanti. O che saranno confinati in tempo. Solo nel caso di una seconda ondata importante potremmo decidere di richiudere».