Repubblica: “La matematica. «Nell’isola la curva cresce meno. Il rischio si può contenere. Dobbiamo abituarci a stare con le mascherine per un bel po’ di tempo»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Laura Mascellaro, professoressa di Matematica e Fisica al liceo De Cosmi a Palermo. «In Sicilia la curva dei positivi e dei ricoveri per Covid-19 cresce meno che in altre regioni. Segno che il lockdown, il blocco, sta funzionando. Resta la grande incognita dei 31 mila rientrati da altre regioni. Dai dati ufficiali disponibili dal 4 marzo a oggi (ieri n.d.r) elaborati sul software specifico Geogebra, vengono fuori due grafici che rivelano la curva del fenomeno in Sicilia. Se i contagi non venissero contenuti efficacemente, i dati tenderebbero a seguire l’andamento di una curva esponenziale, come in Lombardia prima del blocco. Nei primi giorni l’andamento dei casi positivi è stato compatibile con l’esponenziale anche in Sicilia. Quattro giorni fa i punti (ovvero i casi rilevati) hanno cominciato però a seguire l’andamento di una curva gaussiana, più lenta, senza impennata. Ogni contagiato contagia in media 2,5 persone che a loro volta contageranno altre 2,5 persone. Per cui l’andamento potrebbe essere esponenziale. Con l’isolamento e il blocco, invece, non c’è stato almeno in Sicilia questo andamento. Se il contagio si spalma nel tempo il sistema sanitario è in grado di assorbirlo e curare chi necessiterà di ricovero». Quali sono i margini di errore? «L’incognita sono le 30 mila persone giunte dal Nord prima del lockdown. Se sono in isolamento reale, possiamo contenere il fenomeno. E’ vero che il positivo, anche in isolamento, può contagiare i familiari, ma il contagio dovrebbe essere più limitato. Anche ammesso che in ogni famiglia c’è almeno uno va a fare la spesa, nell’ipotesi che abbia mascherina e guanti, il contagio si riduce. Quindi l’azione contenitiva è importante. Può darsi che fra qualche giorno i dati cambino, ma dal 4 al 16 marzo la curva è questa. Mi posso aspettare un discostamento da questi valori dal 18 marzo, data presunta della fine dell’incubazione media (che va da 5 a 7 giorni) di chi è rientrato da fuori regione prima del blocco dell’11 marzo. Dobbiamo rispettare le regole e sperare che il dato del 19 marzo sia compatibile con questa curva». Se resta così, quando avremo il picco? «Il picco nazionale è previsto il 23. Noi siamo in ritardo di almeno una settimana. Il 30 marzo, secondo le previsioni matematiche, solo considerando la curva dei positivi avremo 800 casi, ma i dati dei positivi non sono reali. Considerando i dati dei ricoverati, avremo 320 ospedalizzati e il totale dei positivi dovrebbe essere 1600». Significa che in giro ci sono positivi non individuati? «Se applicassimo le statistiche dell’istituto superiore di sanità secondo cui il 21 per cento di positivi ha bisogno di ricovero, dovremmo avere ad oggi almeno 470 positivi, avendo 95 persone in ospedale. I dati della Regione parlano invece di 213 casi accertati. Ciò vuol dire che ci dovrebbero essere positivi non individuati o asintomatici. L’aumento dei ricoveri c’è ed è superiore a quello dei positivi, ma comunque più contenuto con il lockdown. La gente deve capire che il sacrificio che sta facendo non è vano». Quanto devono durare le misure di contenimento? «Dopo il 18 marzo avremo un quadro più chiaro, ma il 3 aprile è troppo presto per allentare le misure, anche nella ipotesi più ottimistica. Dobbiamo abituarci a stare con le mascherine per un bel po’ di tempo».