L’edizione odierna de “La Repubblica” approfondisce tutte le reazioni a caldo dei tifosi dopo il ribaltamento della sentenza sul Palermo. Una giornata di tensione e sentimenti contrastanti fino all’arrivo di una notizia che fa vedere il bicchiere mezzo pieno. La permanenza in Serie B era l’obiettivo minimo, anche se c’è amarezza per la rinuncia ai play-off. Molti tifosi si sono radunati nel piazzale del “Barbera”, tra cui Francesco Cucchiara: «Non sono un giurista, non sono un economista, ma ho molta paura per il futuro di questa società – dice prima che arrivi la sentenza Cucchiara, che non riesce nemmeno a pronunciare il nome Zamparini – è certo che non smetterò mai di tifare a prescindere della categoria». Non c’è sentenza che possa fermare gli abbonati che non si arrendono mai. Come Mario Oddo, uno che si ricorda il gigante turco Sukru e il bomber Ghito Vernazza. «Che strano trovarsi qui, 33 anni dopo la radiazione dell’86 – dice l’82enne – allora non c’era Whatsapp e i social, ma la città si strinse attorno alla maglia. Stavolta si tratta di decidere tra equità e accanimento». Si fanno foto di gruppo, agitando sciarpe e bandiere, le amiche rosanero. Cantano: “Palermo non ti lasceremo mai”. La più ottimista, Pia Maggiore, si è portata dietro la figlia, educata alla religione rosanero: «Comunque vada sono fiduciosa che non torneremo in A fra trent’anni», dice la figlia 18enne Giorgia. Ma non la pensano tutti così: «Non si dorme la notte qui – dice Diego Bancheri – bancario abbonato alla tribuna Montepellegrino – non c’è stato rispetto verso i colori di questa città e la sua gente, per questo siamo qui». Depressione, da due settimane per Salvo Biuso: «Ci voleva un articolo di “Repubblica” perché il giudice Santoro si astenesse dal giudizio la scorsa settimana?», si chiede. E torna a galla come un incubo lo spauracchio della radiazione dell’86. «Allora fu un botta, ma questa situazione è una grandissima ingiustizia», dice Delia Romano, direttrice di cancelleria al tribunale e leader delle “amiche Rosanero”. Ci si divide anche in partiti. «Teniamoci la B e ci sarà andata di lusso», dice Matteo Iannello: «Ma quale B? Eravamo terzi e lanciati per la serie A, ci devono restituire i play off», dice Mariella Raffa, delle “amiche rosanero». Tra il partito dei pessimisti c’è anche chi, prima della sentenza, immagina, un futuro ancora più nero. «In C alla nuova proprietà di Arkus non conviene restare e se la daranno a gambe – dice Gaetano Occhione – chi investirebbe?». Una ipotesi che per fortuna non c’è stata anche se resta la tensione di una giornata da non dimenticare. Come quella vissuta da Pippo Palazzotto, 72 anni, che si presenta con una bandiera alle 15. «Con la sentenza di primo grado è stata mortificata una passione, io la prima volta sono entrato allo stadio a 6 anni con mio zio – dice il tifoso – battemmo la Juve. Per fortuna la penalizzazione ci risarcisce almeno in parte».