L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un’intervista a Bruno Caneo, tecnico della Turris, il quale si è espresso sul Palermo di ieri e di oggi.
Ecco qualche estratto:
«Abitavo a Mondello, a due passi dall’Antico stabilimento, in una villa bifamiliare: da un lato io e Lorella, la mia fidanzata conosciuta quando giocavo a Parma, e accanto Gian Piero Gasperini con Cristina. Quell’anno, reduci dal famoso trionfo contro la Lazio all’Olimpico per 3- 0, mi sposai a Poviglio, vicino a Reggio Emilia: domenica in campo a Roma, lunedì in chiesa e martedì viaggio di nozze, si fa per dire, al Terminillo, in ritiro con i compagni…».
Quarant’anni fa, 1981-82. Oggi Bruno Caneo allena la Turris che domenica ospiterà il Palermo e per lui sarà la prima volta da ex, se si esclude il periodo in cui era il vice di Gasperini al Genoa. In rosa, un’annata dolce e amara, i due fecero faville, con la squadra che arrivò ad un passo dalla promozione. Quasi amici. «La stima era reciproca, però noi eravamo legati a Di Cicco e alla moglie Liviana; il Gasp a Manuela e a Gianni De Rosa, capocannoniere in B». Quel campionato fu strepitoso. «Peccato che ad un tratto si sia spenta la luce. A Pasqua, dopo il successo di Rimini grazie anche ad un mio gol, buttammo via tutto con due sconfitte in trasferta a Varese e Pisa con lo stesso risultato».
Con Gasperini una vita insieme, e da avversari, e un idillio ritrovato in panchina al Genoa e per pochi mesi anche all’Inter, prima della clamorosa e inspiegabile separazione. «Lo chiamai da osservatore del Chievo: “Se interessa, ti segnalo qualche nome o faccio la relazione delle squadre che devi incontrare. Successivamente, gli chiesi se aveva bisogno di un vice e accettò. Esperienze meravigliose. Con l’Inter durò poco, venne licenziato e io rimasi come osservatore fino al termine della stagione. Quando Zamparini lo prese, non mi calcolò. Fu rottura. Non senza motivi che tengo comunque per me. La verità? Se vuole ne parli lui, a me non va proprio».
La sua Turris come l’Atalanta? Caneo mette le mani avanti: «Ho preso qualcosa dai suoi concetti, il resto è frutto della mia esperienza e di una curiosità. Ai tempi della Primavera del Parma, e ho incontrato anche Gasperini che era alla Juve, il 3-4-3 non era ancora di moda, ma dovevo fare di necessità virtù. Avevo tre difensori, quattro centrocampisti e tre attaccanti talmente bravi da risultare indispensabili per la formazione. L’allenatore invece che più mi è rimasto nel cuore, anche sul piano umano, è Gigi Simoni. Con lui ho avuto un rapporto come padre e figlio, legame che ancora continua con i familiari».
Sarà anche un confronto tra due tattiche simili e, insieme, diverse. «Noi un po’ più dinamici, il Palermo ha una difesa più statica, però struttura e blasone di livello: il minimo sindacale per un campionato di vertice. Mi aspetto una partita scintillante e non ci nascondiamo dietro il dito. Giochiamo prima di tutto per salvarci poi, se siamo nei play- off, tanto meglio. I miei gioielli? Esempio e Manzi sono sbocciati. Ma è il valore del gruppo indispensabile. A cominciare dal centrocampo con Tascone, Franco e Ghislandi. Davanti contiamo su elementi non più in erba però importanti come Santaniello, Leonetti e Giannone. Poi abbiamo Longo che è giovane e ha una bella struttura e qualità ma ” si deve fare”. Lo stesso vale per Pavone».