L’edizione odierna di “Repubblica” parla del nuovo tecnico dell’ACR Messina, Karel Zeman. Il figlio di Zdenek è andato proprio dove suo padre ha scritto pagine indelebili – si legge -. Lo scorso anno sulla panchina del Gela, Karel in passato ha guidato Reggina, Santarcangelo, Selargius, Abano, Fano, Maglie, Manfredonia e Bojano, con un’esperienza nel massimo campionato maltese al Quormi. «Avevo 2 anni quando mio padre mi portò al campo con lui per la prima volta – racconta Karel – e lì fu amore a prima vista. Da piccolo, mentre lui dirigeva gli allenamenti, mi mettevo a bordo campo a giocare con un pallone. Freddo, pioggia o neve, niente mi fermava o frenava un sentimento che cresceva giorno dopo giorno. Non ho mai visto le partite da tifoso, ma sempre con un occhio critico e sotto il profilo didattico, e questo grazie a mio papà. E probabilmente da sempre ho sentito l’esigenza di ripercorrere le sue orme». Anche nel momento in cui Zdenek gli consigliava di seguire altre strade: « È sempre stata la classica “ voce fuori dal coro” – afferma Karel – un anti sistema che conosceva i rischi di vivere schierandosi contro il potere. Dunque aveva timore che avrei potuto avere i suoi stessi problemi, crescendo con i suoi stessi valori e principi. Ma non ho mai avuto dubbi, anche se probabilmente lui aveva ragione su tante cose…». Nel frattempo Karel ha dato grandi soddisfazioni ai suoi genitori anche da un punto di vista extra- calcistico: «Mi sono diplomato e laureato in lingue con il massimo dei voti. Ho sempre cercato di raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato e ci tenevo a rendere fieri di me i miei genitori » . Suo padre aveva la sua stessa età quando il presidente “Turi” Massimino lo chiamò alla guida dei biancoscudati dopo l’era vincente di Franco Scoglio. A Messina “Sdengo” chiuse il campionato di serie B con il miglior attacco e lanciò Totò Schillaci. «A Messina ho fatto la prima media – dice il trainer palermitano – e porto dentro al cuore ricordi bellissimi. E quando mi ha chiamato il Messina non ho certo guardato la categoria, perché Messina è una piazza che non si può rifiutare. Gli stimoli sono altissimi. Lavoro, umiltà e spirito di sacrificio devono essere le basi da cui ripartire per crescere » . Stessa flemma e saggezza del padre, un’educazione d’altri tempi. Ma in campo anche Karel parla la stessa lingua del “ boemo”. Un calcio aggressivo, intenso, propositivo e divertente. Anche lui fedelissimo al 4- 3- 3: « Ho studiato da mio padre, vedo il calcio al suo stesso modo e mi baso sui suoi stessi principi. Il mio bagaglio calcistico appartiene a tutto ciò che ho visto fare a lui e per me questo è un motivo di vanto e di grande orgoglio». Zdenek a Messina portò un calcio rivoluzionario, allegro e spumeggiante, lo stesso che fece innamorare i tifosi e che convinse successivamente i presidenti di Roma e Lazio, Franco Sensi e Sergio Cragnotti, a volerlo sulle loro panchine. Karel e Messina sono accomunati dal senso di rivalsa e dalla “ fame”. Il tecnico palermitano porta con sé una ventata d’aria fresca e tutto l’entusiasmo di chi è pronto a fare il salto di qualità e poter dire alla gente: “Sono Karel, e non il figlio di Zeman”. E perché no, far sognare i tifosi, soprattutto i più nostalgici, accendere la piazza e fare scattare quella scintilla che possa far tornare in città l’amore per il calcio.