Il 12 febbraio 2020 era il primo giorno in cui abbiamo iniziato a chiamare Covid-19 la malattia portata dal nuovo coronavirus. Quel giorno al ministero della Salute c’era un’agenda fitta, tra cui spuntava l’impegno con Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler, l’uomo costruisce modelli matematici sulle pandemie. L’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione su quell’incontro, dove Merler aveva mostrato a Silvio Brusaferro dell’Iss due modelli secondo cui l’Italia avrebbe avuto o un milione di contagi .
Di questi, i casi gravi che richiedono cure, oscillano fra 200 e 400 mila. Il fabbisogno totale di letti in terapia intensiva varia fra 60 e 120 mila. Nel momento di picco, dice lo studio, ci sarebbe stato un gap di circa 10 mila letti nei reparti di terapia intensiva. Il documento non fa stime sul numero di morti, ma secondo Merler, il tasso di letalità registrato in quel momento in Cina applicato agli scenari italiani, produceva un risultato spaventoso: fra 35 e 60 mila morti da Covid-19. Al momento i deceduti sono appunto 35.472, è stato previsto.
Soltanto ad agosto il piano di Merler è arrivato nelle mani del capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Sorgono adesso alcune domande del tipo:
Perché, sapendo che il virus sarebbe arrivato in Italia e che era probabile che contaggiasse oltre un milione di persone facendo 35 mila morti, tre giorni dopo abbiamo mandato alla Cina 18 tonnellate di materiale di protezione sanitaria?
E poi. Cosa abbiamo fatto dal 12 febbraio al 9 marzo, quando inizia il lockdown, per preparare il sistema sanitario al probabile arrivo del virus? Abbiamo comprato mascherine, tamponi, predisposto protocolli di protezione del personale sanitario? Infine. Quando e come si è arrivati ad avere finalmente un vero piano pandemico? A metà marzo, dicono alcuni. È possibile conoscerne il contenuto?