I chirurghi lanciano l’allarme, secondo loro i malati non si curano per paura di contrarre il virus. L’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione sulla sanità che ancora non è ripartita. «Siamo preoccupati perché le persone rinviano le cure», spiega Pierluigi Marini, presidente di Acoi, l’associazione dei chirurghi ospedalieri. «Avevamo già lanciato l’allarme su Repubblica a inizio giugno, denunciavamo che si erano persi tanti interventi a causa del lockdown ma speravamo che il sistema ripartisse. E invece no».
Marini a quel tempo parlò addirittura di 600mila interventi saltati. Allora gli ospedali lavoravano pochissimo (certe attività si ridussero dell’80%) perché c’era un clima di grande paura per il virus. Adesso che il lockdown è distante, la domanda non sarebbe ancora salita quanto ci si aspettava. «Noi saremmo pronti, anche se non è stata riattivata il 100% dell’attività, ma le persone rinviano le cure». È proseguito, in certe zone del Paese, anche il calo della domanda ai pronto soccorso. La Toscana ha calcolato una riduzione degli accessi ai dipartimenti di emergenza degli ospedali a giugno e luglio di circa il 20% rispetto agli anni precedenti. Anche nel Lazio si osserva una riduzione di richieste. «Abbiamo però anche valutato i dati della mortalità, che non crescono — spiega l’assessore alla Salute di quella Regione Alessio D’Amato — Questo significa che la riduzione della domanda riguarda i problemi non gravi, quelli per i quali non sarebbe nemmeno giusto andare al pronto soccorso. In pratica si è ridotta l’inappropriatezza».