Repubblica: “Italia contro il virus. Il lavoro. Ecco la nuova lista delle aziende aperte. Stop allo sciopero”
L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta la lista delle aziende aperte nel bel mezzo dell’emergenza Coronavirus. Rispetto all’elenco di domenica escono 5 comparti, se ne aggiungono 7 e altri 6 vengono limitati. È consentita ad esempio la fabbricazione della carta, ma esclusa quella da parati e i quaderni. Sono aperti i call center, ma solo se collegati alle attività essenziali. Come pure le agenzie di lavoro temporaneo o interinale: operative, ma a supporto delle filiere indispensabili come sanità, trasporti, logistica. Dovranno chiudere le imprese che fanno spaghi, corde, funi e reti. Come pure macchine per l’agricoltura e l’alimentare, due settori di per sé indispensabili. Chiude il commercio all’ingrosso di altri mezzi e attrezzature di trasporto. L’Istat, nella memoria inviata al Parlamento, dice che per effetto del dpcm del 22 marzo – prima delle correzioni decise ieri – le imprese rimaste attive in Italia sono circa 2,3 milioni su 4,5: il 48,5% del totale, meno della metà. C’è da supporre che il loro numero, per via dell’elenco rimaneggiato e ristretto seppur in modo selettivo, si assottiglierà ancora. Queste aziende, calcola ancora Istat, generano due terzi del valore aggiunto, ovvero 512 miliardi e il 53% delle esportazioni. Questo significa che l’Italia sta bruciando almeno un terzo del suo Pil con questa serrata. Continua a lavorare la metà delle microimprese – sotto i 10 addetti – il 60% di quelle piccole, il 70% delle medie e altrettanto delle grandi sopra i 250 addetti. Tornando all’elenco riscritto, da oggi chiuderà anche chi fabbrica articoli in gomma. Consentiti quelli in plastica, purché non siano parti per calzature oppure oggetti per uffici e scuole. Restano aperte le aziende chimiche, non se producono coloranti, pigmenti, fiammiferi, articoli esplosivi. Proseguono anche gli addetti alla manutenzione e riparazioni, non di armi, casseforti, porte blindate. Entrano poi nell’elenco – quindi non chiudono – le imprese che producono vetro cavo: serve per gli alimenti. Quelle che fanno radiatori per caldaie, pile e accumulatori elettrici, macchine automatiche per la confezione e l’imballaggio. I call center, limitatamente ai settori essenziali e con l’esclusione dell’outbound, di chi cerca il cliente per fare offerte. La nuova categoria “altri servizi di sostegno alle imprese” viene circoscritta alle consegne a domicilio. L’ingegneria civile si conferma settore funzionante, ma escono la costruzione di opere idrauliche e la lottizzazione dei terreni connessi con l’urbanizzazione. Si continuerà cioè a costruire strade, ponti, autostrade. Non i palazzi. Si fermano i lavori privati: niente ristrutturazioni e quindi stop ai traslochi.