L’emergenza Coronavirus sta assumendo contorni inquietanti, che ricordano molto il periodo di lockdown vissuto a marzo. Infatti i contagi aumentano giorno dopo giorno e gli ospedali sono sempre più pieni. L’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione negli ospedali italiani.
I racconti hanno dell’incredibile, «Sono arrivato alle 14 — sbuffa Michele c’erano undici ambulanze davanti a me, mi stanno liberando ora». Sono scoccate da pochi minuti le 19 quando Michele, un autista 40enne in servizio da 15 anni sulle ambulanze dell’Ares, l’Azienda regionale emergenza sanitaria del 118, si rimette al volante per fare rientro alla postazione di partenza all’Ospedale San Camillo, a Monteverde. È l’ultimo tragitto di giornata, prima di staccare il turno. A quell’ora nel piazzale che guarda l’ingresso del triage per casi Covid del policlinico Gemelli, a Roma Nord, ci sono ancora 10 unità mobili ferme. I pazienti positivi aspettano a bordo di essere presi in carico dalla struttura sanitaria.
Dello stesso parere è il professor Francesco Franceschi, direttore del Pronto Soccorso del Policlinico Gemelli, questo il suo racconto: «Si cammina ogni giorno sul filo per trovare un equilibrio tra entrate e uscite. Abbiamo 60 posti in pronto soccorso, di cui 30 riservati ai malati di coronavirus, ieri a inizio giornata c’erano 41 positivi in attesa di ricovero, e fino alle 17 ne sono arrivati altri 40 su un totale di 54 pazienti trasportati in ambulanza. Quando superiamo gli 80 utenti andiamo in sofferenza. Gli spazi e il personale non sono infiniti».
Michele riprende il racconto raccontando di un signore: «A un certo punto, «Un signore doveva andare in bagno: gli hanno dato una busta. Vi rendere conto come stiamo messi?».