L’edizione odierna di “Repubblica” parla della questione legata alla rissa verificatasi a Mondello. «Quando ho sentito le parole “lei è in arresto” mi sono sentito male, anche perché non capivo cosa stava succedendo, ero sicuro di non aver commesso alcun reato eppure alle 6,30 del mattino la polizia era in casa mia e continuava a ripetere che ero in arresto per tentato omicidio». Matteo Ameduri, il ragazzo di 18 anni scarcerato ieri mattina dal gip perché non era a Palermo la sera degli accoltellamenti di Mondello, non è certo felice di quanto gli è capitato. «Certo che provo rabbia per i due ragazzi che mi hanno identificato senza alcun dubbio – dice Ameduri – Io non li conosco, non fanno parte della comitiva di amici con cui esco e non mi capacito di come possano aver indicato me nelle foto. Prima di rovinare la vita ad una persona bisogna pensarci due volte, prima di puntare il dito devono essere sicuri, perché, lo ripeto, basta un attimo di leggerezza per distruggere la vita ad una persona. Non accetterò mai le loro scuse, ammesso che vogliano farmele».