L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla vicenda che riguarda i capi ultrà di Inter e Milan.
Il procuratore Marcello Viola ha chiarito che le società Inter e Milan sono state vittime di pressioni elevatissime da parte degli ultrà, ma nessun dirigente o tesserato dei club è indagato. Le due società hanno adottato una linea prudente e minimalista, dichiarando la loro piena disponibilità a collaborare con le autorità. Il Milan ha rilasciato una nota subito dopo gli arresti, affermando la volontà di fornire qualsiasi documentazione o informazione necessaria. Anche l’Inter, pur senza comunicazioni ufficiali, ha trasmesso un messaggio simile di collaborazione con gli inquirenti.
L’inchiesta ha rivelato forti pressioni sugli allenatori, come la richiesta di Marco Ferdico, capo della curva nord interista, a Simone Inzaghi per ottenere pacchetti di biglietti per la tifoseria. Inzaghi, durante una conferenza stampa, ha dichiarato di non poter commentare l’indagine su indicazione della società. Anche Franco Caravita, leader storico della curva, ha fatto pressioni prima della finale di Champions League.
La Procura della FIGC ha richiesto gli atti dell’inchiesta per verificare eventuali violazioni del codice sportivo. Il procuratore Viola ha sottolineato l’importanza di questa inchiesta come opportunità per migliorare i criteri organizzativi delle società sportive e prevenire future infiltrazioni.
Nel frattempo, si temono provvedimenti simili a quelli adottati a Torino nel 2019, quando gli striscioni dei gruppi coinvolti nell’inchiesta furono banditi dallo stadio. Nonostante l’arresto dei vertici delle curve, gli ultrà dovrebbero essere presenti nei loro settori per le prossime partite. L’Inter giocherà questa sera al Meazza, mentre i tifosi milanisti si sono già organizzati per la trasferta a Leverkusen, nonostante il ciclone degli arresti.