L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla drammatica situazione del Catania e del patron Pulvirenti. I nuovi guai giudiziari di Pulvirenti e della holding Finaria (società controllante il pacchetto azionario del Calcio Catania) di cui l’imprenditore di Belpasso è azionista di maggioranza, scuotono, ancora una volta, l’ambiente rossazzurro riaprendo il rebus sul futuro del sodalizio calcistico matricola federale 11700, e dei suoi 74 anni di storia. La nuova indagine della procura di Catania, in cui Pulvirenti risulta tra gli indagati per bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio, per il crack da 90 milioni di euro della Meridi srl (azionista al 5 per cento del Calcio Catania, da qualche settimana sottoposta ad amministrazione straordinaria da parte di tre commissari nominati dal ministero dello Sviluppo economico), e per il piano di risanamento finanziario Finaria realizzato nel luglio 2017 attraverso l’emissione di un prestito obbligazionario, suscita interrogativi sull’operatività del club rossazzurro. Al momento il sequestro disposto dalla procura etnea è stato eseguito sulla documentazione inerente i rapporti tra Finaria e Meridi, ma i militari delle Fiamme Gialle hanno passato a setaccio anche i computer del Calcio Catania, per verificare le comunicazioni mail intercorse dal 2017 tra i soggetti (con incarichi di amministrazione sia in Finaria che Calcio Catania) coinvolti dalle perquisizioni di giovedì. Entro lunedì il Catania dovrà onorare le scadenze Figc, con il pagamento a calciatori e staff tecnico degli stipendi di novembre e dicembre, e relativo versamento dei contributi previdenziali: un’operazione da circa 500 mila euro. Per arrivare a fine stagione serve circa 1,5 milione di euro. La cessione del club, anche ieri ribadita ed auspicata dallo stesso Pulvirenti, sarebbe la soluzione ottimale, e l’unico scenario in cui continuano a svilupparsi interlocuzioni è quello che porta al Comitato promotore per l’acquisizione del Catania, presieduto da Fabio Pagliara.