“Ezio Glerean conquistò Zamparini nel 2002 con il modo di giocare del suo Cittadella, prossimo avversario dei rosa lunedì sera al “Barbera”. La stessa dinamica che ha portato Bruno Tedino nel 2017 dal Pordenone alla panchina del Palermo. «Lo conosco bene Bruno – dice Glerean a proposito di Tedino – è partito dal basso, ha sempre fatto bene e ha conoscenza della materia calcio. Rispetto a me però ha un’altra idea di calcio: è un pragmatico. Se il binomio presidente-allenatore è forte i risultati arrivano. Se ci sono figure di mezzo che hanno altri interessi, tutto si rompe». Sembra un tasto che aspetta di essere suonato Ezio Glerean. Il suo esonero, il primo da presidente del Palermo di Maurizio Zamparini, gli brucia ancora. Ad Ancona, racconta, era già tutto deciso prima del calcio d’inizio della partita persa dai rosa 4-2. «Sono passati tanti anni – dice – Si cominciava una nuova avventura con entusiasmo in una società blasonata. Purtroppo mi sono imbattuto non tanto in Zamparini, che è rimasto uno dei pochi che ha messo denaro e passione, quanto in un personaggio che non capiva quello che stavo facendo. Mentre con il senno di poi dal presidente mi sono arrivati attestati di stima. Sono questi personaggi che hanno distrutto il nostro calcio. Solo un cieco o chi non vuole vedere verso dove stiamo andando non capisce che la colpa è dei direttori sportivi e degli intermediari». Il suo esonero lo attribuisce ancora oggi a Rino Foschi. «Sono entrate figure come capistazione, postini e robe simili – dice Glerean – e i presidenti li hanno lasciati fare. La piazza è ancora legata a Foschi? Ci credo, con il soldi di Zamparini era facile lavorare. I presidenti hanno dato il giocattolo in mano a queste persone tutte legate fra di loro e con i procuratori e quello che vediamo oggi è il risultato». Il rammarico più grande è stato non portare avanti il lavoro iniziato. Ma il ricordo più bello è legato agli attestati di stima ricevuti dopo il suo esonero. Come quello di Pippo Maniero dopo la vittoria in casa ottenuta pochi giorni dopo il suo licenziamento («Non può essere cambiato tutto così velocemente – disse Maniero – per questo dedico la vittoria a Glerean»). «Avevamo fatto bene in coppa Italia e nelle amichevoli – racconta Glerean – Zamparini mi diceva che era entusiasta e che non aveva mai visto una sua squadra giocare così. Poi perdemmo contro la Reggina in coppa Italia 1-0 con gol a cinque minuti dalla fine di Leon e fu una settimana di guerra verso la partita di Ancona: lì arrivammo che era già tutto deciso, ma non do la colpa al presidente. Foschi voleva prendere Zauli, per il gioco che volevo fare io era più funzionale non cedere Santana, Brienza e Mascara. C’era chi voleva fare altre cose e le ha fatte: Zauli era bravo, ma quella squadra non vinse. L’anno dopo per salire in A presero altri giocatori, c’era pure Guidolin, ma quel Palermo avrebbe vinto pure se in panchina fosse andato un passante con un panino in mano». Quello che gli dispiace di più e non avere vissuto la città da allenatore in anni in cui l’entusiasmo era alle stelle. «La mia carriera si è un po’ fermata lì – dice Glerean – Forse ripartirò dai dilettanti. Mi sono fermato perché non ho mai voluto legarmi a un procuratore. L’allenatore deve essere un garante del sistema squadra e non fare accrescere gli interessi di altre persone. Meno male che il mio amico Natale Picano mi ha fatto vivere la città da turista». Oggi va di moda il 4-2-4, ma Glerean più di 15 anni fa parlava già di 3-3-1-3 o di 3-3-4. «Ma al di là dei numeri – ribatte l’allenatore – oggi paradossalmente è solo un calcio più difensivo. Tutti nella propria metà campo. Anche io chiedevo agli attaccanti di rientrare, ma non di fare i terzini. La verità è che ormai è tutto livellato verso il basso. Il concetto di Davide contro Golia poteva valere quando allenavo il Cittadella: in B c’erano squadre fortissime. Oggi è tutto piatto. Quella rosanero è una squadra da A, non credo che avrà problemi a vincere il campionato. Non dovrei dirlo perché mi ha cacciato subito, ma ai tifosi faccio notare che ne servirebbero tanti come Zamparini: se il Palermo non dovesse finire nelle mani di gente di quel livello economico lì, ci penserei bene prima di fare il tifo per la cessione del club»”. Questa l’intervista integrale a Ezio Glerean realizzata da “La Repubblica”.