Repubblica: “Il volo di Daì, dall’Eccellenza al sogno serie A”
“La metafora tennistica del “capitano non giocatore” non gli rende giustizia. È vero che Nino Daì non ha ancora provato la soddisfazione di una presenza in questa stagione (l’anno scorso ne ha totalizzate 13), ma è un pezzo di storia di questo Trapani: ne è riferimento, icona, simbolo inconfutabile. È a Trapani nell’estate del 2007. La formazione granata era reduce dallo spareggio salvezza in Eccellenza, giocato ad Alcamo contro il Terrasini e vinto 5-0. Mimmo Lipari e Filippo Pergolizzi, i due dirigenti responsabili dell’epoca, decisero che proprio Nino Daì sarebbe stato il primo mattone della nuova casa granata. Era un ragazzo di 23 anni, e mai avrebbe immaginato cosa stesse per riservargli il destino. Nove gol (quasi un record per un terzino) e promozione in serie D alla prima stagione. Poi, la scalata inarrestabile: C2, C1 e serie B. Con la gemma emozionale della fascia da capitano indossata a San Siro, nella notte di Inter-Trapani di Coppa Italia. Adesso che c’è profumo di play-off e la serie A è un obiettivo con cui si è costretti a fare i conti, tornare con il pensiero ai campi in terra battuta è quasi surreale. «La vittoria dei play-off in Eccellenza – spiega – mi ha regalato la stessa felicità della promozione in B: mentre vivi quel momento, non sai che dopo vincerai qualcosa di più importante». È originario di Gibelllina, ma ha a casa a Partanna, il paese della moglie Roberta. Lì, c’è una stanza che è un vero museo del Trapani, con tutte le maglie granata di questi anni e infiniti articoli di giornali. «Al Trapani ho dato nove anni della mia gioventù, ma qui sono diventato uomo». Nove stagioni e tre allenatori: Tarcisio Catanese, Roberto Boscaglia e Serse Cosmi. «Con Catanese mi sento ancora, il rapporto umano è rimasto integro ed è la cosa più importante. A Boscaglia devo tanto, mi ha fatto crescere negli anni in cui ero al massimo della condizione. Con Cosmi mi sono sentito importante: quando è arrivato, mi ha fatto subito giocare, anche se non mi conosceva». C’è un presente che incombe, con una città che sogna, ma non crea pressioni. «Lo stadio era pieno anche nella finale play-off con il Ricigliano del 2008: Trapani ha sempre avuto un pubblico eccezionale. Certo, vedere il Provinciale stracolmo sabato scorso è stato emozionante. I nostri tifosi ci sono sempre stati vicini». A tre giornate dalla fine e con una striscia positiva di 13 partite alle spalle, chi meglio di lui può spiegare il salto di qualità del girone di ritorno? «Può sembrare banale, ma il nostro segreto è il gruppo, unito e competitivo fin dal primo giorno di ritiro. Gli innesti di gennaio hanno completato le nostre qualità». Infine, spazio ai sogni. “Certo, tutti pensiamo alla serie A: ma dobbiamo restare tranquilli. C’è prima da raggiungere l’obiettivo dei play-off»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.