Repubblica: “Il secondo tempo della Superlega. Agnelli e Ceferin nuove scintille”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul secondo tempo della Superlega.
Superlega, la vendetta. Da molto tempo non si sentivano animi così tesi nel calcio, come avvenuto ieri all’hotel Biltmore di Londra. Anzi da 11 mesi: quando 12 club ribelli, i più ricchi e prestigiosi, sfidarono la Uefa e l’establishment del calcio per una secessione clamorosa. Allora fu flop, perché le squadre inglesi si sfilarono e Boris Johnson fece muro per proteggere il brand e le casse della Premier League.
«Oggi, invece, avete parlato quasi solo di Superlega. Ve ne siete accorti, sì?», fa notare ai presenti Andrea Agnelli, in prima linea insieme al patron del Real Madrid, Florentino Perez, per il progetto che ancora vuole rivoluzionare il calcio. E che per il presidente della Juve è ancora vivo. Agnelli arriva a Mayfair nel pomeriggio, ore dopo l’intervento di Aleksander Ceferin, già padrino di sua figlia e ora acerrimo avversario politico. Il presidente Uefa, in videocollegamento da Nyon, è durissimo in mattinata: «Queste persone prima volevano fare la Superlega durante la pandemia. Ora durante la guerra. Ciò dice tutto di loro. Tutto questo non ha senso. Vivono in un mondo parallelo, pensano che i fan siano clienti. Per noi, invece, sono tifosi».
E ancora Ceferin: «Questi club possono farsi e giocare i tornei che vogliono. Ma allora non potranno fare parte delle nostre competizioni. Conservo ancora le frasi di Agnelli che lodava il sistema calcio solo una settimana prima di lanciare a sorpresa il progetto Superlega». Una furia anche Javier Tebas, presidente della Liga spagnola: «Ogni volta che sento parlare di questi tre club di Superlega», ovvero Juventus, Real Madrid e Barcellona, che secondo il Telegraph sarebbero pronti a un’altra offensiva nel prossimo futuro, «non fanno altro che mentire. La Superlega mente più di Putin. Dobbiamo essere degli idioti per credere a ciò che dicono. Sono tre naufraghi, mi sento umiliato. Faranno molti danni al calcio».