L’edizione odierna di “Repubblica” parla del ritorno di Santana a Palermo. Ieri l’argentino ha parlato in conferenza stampa dal ritiro di Petralia Sottana, spiegando i motivi della sua scelta di ricominciare dal capoluogo siciliano a 37 anni: «Non era scontato – racconta Santana – ho deciso di propormi perché mi sento in grado di dare una mano e fare la differenza. Se Sagramola mi avesse detto di no, quando l’ho chiamato per chiedergli se il Palermo aveva bisogno di me, penso che avrei smesso. Anche se c’erano squadre che mi avevano proposto di giocare in C, non avevo più voglia di allontanarmi da casa. Vivo a Palermo e il mio desiderio era quello di chiudere la carriera in rosanero. Lo avevo detto anche quando giocavo a Busto Arsizio, volevo farlo perché a Palermo mi è stata data la possibilità di iniziare la carriera e indossare la maglia della nazionale. E oggi che sono tornato mi reputo fortunato e orgoglioso per la scelta che ho fatto. A Palermo ci vivo già da un po’ e ci resterò anche dopo avere smesso di giocare». A proposito della gara contro le “Legend” organizzata per il 26 agosto, l’argentino ha scherzato: «Forse ci sarò anch’io nella squadra legend – scherza Santana – sarà un piacere rivedere vecchi compagni con cui abbiamo vissuto un periodo bellissimo, ci siamo divertiti noi e penso anche i tifosi». «Dopo Frosinone in B – racconta – sono tornato al Genoa, ma sono stato per sei mesi fuori rosa e proprio per questo avevo deciso di smettere, ma alla Pro Patria l’ho ritrovata. La D si vin ce con un gruppo di uomini prima che di giocatori. In quella esperienza ha fatto la differenza e lo farà anche quest’anno». Santana quest’anno sarà un punto di riferimento: «Penso che la mia esperienza possa tornare utile alla squadra – dice Santana – questo per me sarà l’anno più importante della mia carriera: a me Palermo ha dato davvero tanto, io mi sento parte integrante di Palermo e l’affetto della tifoseria, anche quando vado a fare la spesa, mi rende felice e mi emoziona. Non c’è bisogno di avere la fascia al braccio per dare il massimo. Non so se posso definirmi un leader. Io come tutti i miei compagni di squadra, tifosi compresi, dobbiamo essere leader di noi stessi. Dobbiamo diventare un gruppo unito, una vera famiglia». L’argentino sarà una seconda punta nel nuovo Palermo: «Negli ultimi tre anni – racconta l’argentino – giocato in questo nuovo ruolo e mi sono trovato molto bene. Ma visto che ho cambiato posizione in campo, nonostante abbia 37 anni, devo continuare a crescere e imparare i movimenti. Se non fossi stato capace di giocare, visto la mia età, non avrei mai deciso di tornare rischiando di mettere in difficoltà la squadra: se ho deciso di propormi è perché so di potere dare ancora tanto, anche fisicamente».