“Quando sbucherà dal tunnel degli spogliatoi non sbaglierà panchina. Nessuno pensi che Eugenio Corini non è uno legato al Palermo, se andrà dritto senza esitazioni verso la zona del campo che spetta alla squadra ospiti sarà solo perché lui è un professionista. Uno di quelli che ama mettere la faccia in quello che fa. E forse è anche per questo motivo che non è più sulla panchina del Palermo dopo esserne stato capitano da giocatore. Ma sabato si presenterà alle 15 al “Barbera” da allenatore del Novara. E pensare che più o meno un anno fa, era il 30 novembre, il suo arrivo sulla panchina rosanero al posto di Roberto De Zerbi aveva rianimato un ambiente depresso per le sette sconfitte di fila subite. Il suo esordio in casa al “Barbera”, dopo l’ottavo KO consecutivo subito a Firenze, portò sugli spalti quasi quindicimila paganti più tutti e seimila gli abbonati. Il Palermo quella partita, contro il Chievo l’11 dicembre, la perse ugualmente, ma porta ancora la firma di Eugenio Corini l’ultima vittoria in trasferta ottenuta dai rosanero, sette giorni dopo, per 4-3 sul campo del Genoa. Sembrava che quella scintilla che cercava Corini fosse scattata, lui pensava che la società sarebbe riuscita a fare quel piccolo sforzo che chiedeva per raggiungere una salvezza che secondo lui era alla portata del Palermo. Ma nelle stanze dei bottoni nessuno gli dava ascolto. Ha retto finché ha potuto, poi il 24 gennaio, di rinvio in rinvio sui rinforzi da ottenere e sulla programmazione futura dalla quale ripartire anche in caso di retrocessione, ha deciso di presentare le dimissioni. «Non è stata una scelta semplice – spiegò in quell’occasione Corini – ma è la decisione più corretta da prendere. Palermo per me è stata una bellissima esperienza sia da allenatore che da giocatore, ma certamente da tecnico è stato tutto più complicato ».
Il direttore sportivo dell’epoca, Nicola Salerno, gli ha rimproverato di avere avvertito prima la stampa e poi di avere presentato le sue rimostranze in società. Ma le cronache del periodo raccontano che in tutti gli incontri fra società e allenatore si garantiva che qualcosa sarebbe successo sul mercato, salvo poi rinviare sempre. Quello che dava più fastidio a Corini in quel momento era mettere la sua faccia per coprire scelte prese da altri. Un disagio anche più grosso di sopportare il peso di essere proprio lui l’allenatore della retrocessione in B.
Le parole di Corini sul Palermo sono sempre misurate e cariche d’affetto. L’ultima volta che ha affrontato in pubblico l’argomento è stato il giorno della sua presentazione a Novara, proprio nel periodo del trambusto che poi avrebbe portato al mancato closing. «Non voglio entrare nel merito di quello che succede a Palermo a livello societario – disse – A gennaio non c’erano più le condizioni per lavorare serenamente. Detto questo, amo la città e i tifosi: non c’è dubbio che Palermo meriti la serie A e spero che ci torni il prima possibile».
L’ultimo favore, anche se indiretto, lo ha fatto qualche settimana fa battendo il Frosinone nel turno in cui per la prima volta in questa stagione il Palermo ha conquistato la vetta della classifica. Adesso però arriverà al “Barbera” carico di emozioni, che lascerà tutte negli spogliatoi della squadra ospite. In quello che c’è qualche metro più in là, invece, ha lasciato tanti ricordi: belli da giocatore (146 presenze e 27 reti in maglia rosanero fra campionato, coppa Italia e coppa Uefa), un po’ meno da allenatore (7 partite in panchina, una vittoria, un pareggio e cinque sconfitte). Poi una volta entrato in campo con l’abito ufficiale dei piemontesi conterà solo quello che farà il suo Novara. E il Palermo dovrà stare molto attento, la sua squadra è considerata un diesel del campionato: sono già otto i punti conquistati nella ripresa dal Novara rispetto al risultato del primo tempo. La formazione di Corini, infatti, ha piazzato la zampata vincente nel secondo tempo ad Ascoli, in casa con il Cittadella e il Frosinone e sabato scorso in trasferta a Brescia con il gol del palermitano Di Mariano.
Un dato che preoccupa i tifosi soprattutto se messo in relazione al fatto che i rosanero di solito accusano un po’ la fatica nella seconda metà della partita”. Questo quanto riportato da “La Repubblica”.