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Repubblica: “Il processo sportivo sulle plusvalenze. Una carta senza segreti. La Juve in tribunale fa un gol ma non vince”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul processo sportivo sulle plusvalenze.

La carta segreta della Covisoc non è più un mistero. E come spesso accade, tolto il velo, la realtà è inferiore alle aspettative. Il contenuto del documento conteso tra la Juventus e la Procura federale e consegnato solo ieri alle difese è meno esplosivo di quanto lasciassero immaginare gli sforzi per consultarlo. È una comunicazione in cui il procuratore federale Chinè indica alla Covisoc, la Commissione di vigilanza sulle società di calcio, il modus operandi per esaminare le plusvalenze ed esercitare l’azione disciplinare «ove ne emerga la necessità». Una delle strategie difensive della Juventus e dei dirigenti davanti al Collegio di garanzia del Coni è chiedere l’annullamento del processo per scadenza dei termini di indagine. Bisogna allora riannodare i fili e tornare a quasi due anni fa, il 14 aprile 2021, quando Chinè scrive alla Covisoc. Una lettera di sei pagine in cui non viene mai citato nessuno dei club coinvolti nell’inchiesta, ma che potrebbe dimostrare che la Procura, in quella data, fosse già a conoscenza degli illeciti: dunque, non avrebbe chiuso l’indagine entro i 60 giorni prescritti dal codice. L’interesse intorno al documento è poi cresciuto perché non è stato inserito nel fascicolo dell’indagine ed è sempre stato negato alla difese, costringendo i legali di Cherubini e Paratici a ricorrere al Tar per ottenerlo.

Cosa dice dunque la lettera? Scrive Chinè: «È evidente che l’esercizio dell’azione disciplinare in questa materia, in una logica metodologica di continuità rispetto alle valutazioni già svolte nelle precedenti fattispecie disciplinarmente rilevanti esaminate, potrà essere utilmente perseguito ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare su casi che fanno ragionevolmente ritenere la sussistenza di operazioni di scambio di calciatori fra due o più società professionistiche, in termini di sistematicità delle medesime operazioni di mercato, non già un’episodica operazione, finalizzati a sopravvalutare i dati di bilancio delle medesime società mediante, appunto, il sistema delle cosiddette plusvalenze».

Chinè fa riferimento solo a casi precedenti (cita Chievo e Cesena) e spiega in linea di principio come muoversi: per sostenere un’accusa sulle plusvalenze è necessario concentrarsi sulle operazioni a specchio. Si potrà esercitare l’azione disciplinare se si dimostrerà l’esistenza di un sistema di scambi illeciti, non solo le singole operazioni. Un metodo investigativo che poi all’atto pratico funzionerà: è proprio lo schema su cui si regge la sentenza del 30 gennaio 2023, che ha tolto 15 punti alla Juventus, per il sistema, e assolto gli altri club, per singole operazioni. Il ruolo della carta non è esaurito. La Figc aveva impugnato la decisione del Tar al Consiglio di Stato che ieri ha negato la sospensiva. Ci sarà comunque il giudizio di merito, il 23 marzo: la carta ormai è svelata, ma in gioco resta il principio dell’autonomia dell’ordinamento sportivo e la tenuta della clausola compromissoria. Insomma, il divieto per i club e i loro tesserati di rivolgersi alla giustizia civile, penale o amministrativa senza autorizzazione. La lettera di Chinè è un riscontro a una nota Covisoc del 31 marzo 2021. I legali di Paratici e Cherubini a questo punto chiederanno accesso anche a quella. Si ricomincia.

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Redazione Ilovepalermocalcio