“Il gol più importante l’ex capitano rosanero Fabrizio Miccoli non è riuscito a segnarlo, perdendo la partita contro il tribunale di Palermo. Dentro un’aula blindata e guardata a vista dai carabinieri il giudice per l’udienza preliminare Walter Turturici ha emesso una sentenza che è stata una doccia fredda per il bomber pugliese: tre anni e sei mesi col rito abbreviato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Alla richiesta di quattro anni del pubblico ministero Francesca Mazzocco il giudice ha fatto uno sconto di sei mesi tenendo conto delle attenuanti generiche, molto probabilmente della condizione di incensurato dell’ex calciatore. Nel caso in cui la sentenza dovesse passare in giudicato per la stella del calcio si aprirebbero le porte del carcere.
Fabrizio Miccoli è arrivato in tribunale in jeans e maglione blu, un po’ ingrassato, e ha ostentato serenità sorridendo a favore di telecamera. Ma dopo la lettura della sentenza il numero 10 del Palermo ha pianto evitando le domande dei giornalisti. Ha detto solo: «Andrò via da Palermo stasera, raggiungo i miei figli». Miccoli ha anticipato la partenza a ieri, cancellando il volo prenotato per oggi e salendo a bordo di un’auto per raggiungere Lecce. «Non mi aspettavo questo esito e soprattutto di essere condannato come se fossi un mafioso», si è sfogato con i suoi avvocati Giovanni Castronovo e Giampiero Orsini. Miccoli finì nella bufera nel 2011 durante le indagini della Dia per la cattura del boss della Kalsa Antonino Lauricella, detto ‘U Scintilluni. Si sarebbe speso nella mediazione per recuperare un credito di 20 mila euro vantato dall’ex fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini per la gestione della discoteca “Paparazzi” di Isola delle Femmine. «Ho parlato con Giorgio e ci siamo accordati così — scriveva Miccoli a Lauricella — Dieci a lui e due a te e la cosa finisce qui, altrimenti io mi tiro fuori». La vittima della presunta estorsione era Andrea Graffagnini, gestore della discoteca, che non sarebbe stato disposto a pagare il debito ma alla fine avrebbe ceduto, sborsando 12 mila euro, per paura di ritorsioni da parte di Lauricella. Quest’ultimo secondo l’accusa sarebbe stato contattato da Miccoli a cui si era rivolto Gasparini. Durante le indagini, le microspie registrarono la frase che determinò l’uscita di scena dal mondo calcistico di Miccoli. «Falcone è un fango», canticchiavano in macchina l’ex bomber e il suo amico Mauro Lauricella raccontò Repubblica. Gli avvocati Giovanni Castronovo e Giampiero Orsini adesso si dicono «delusi». «Si tratta di una sentenza illogica. L’esecutore materiale della estorsione è stato assolto e lui, il presunto mandante, è stato condannato. La procura – dicono i legali – aveva richiesto l’archiviazione. Poi c’è stata un’inversione di tendenza. Miccoli ha cessato la sua attività calcistica per la frase nei confronti di Falcone. Cosa deve ancora pagare? Leggeremo le motivazioni e poi ricorreremo in appello». Mauro Lauricella imputato per lo stesso reato è stato assolto nei mesi scorsi e condannato a un anno per violenza privata. Miccoli è stato uno degli acquisti più proficui dell’era Zamparini ed è il calciatore che ha segnato più gol in serie A nella storia del Palermo: strapagato dalla società con uno stipendio di un milione e 200 mila euro è stato osannato dal popolo rosanero per sei anni. Vittima di un raid nella sua casa di Borgo Vecchio, si mise alla ricerca dei responsabili che avevano rubato un anello caro alla moglie. La sua ultima esperienza calcistica è stata a Malta dove è stato allenato dal suo ex compagno di squadra Giovanni Tedesco. Adesso gestisce scuole calcio a Lecce. È lì che è arrivato in nottata abbracciando i figli”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Repubblica”.