Repubblica: “Il patto tra i giocatori neri: «Al primo insulto fuori tutti»”
Il sasso scagliato da Mario Balotelli non è affondato nello stagno dell’indifferenza. L’edizione odierna di “La Repubblica” analizza la situazione, dopo la reazione di Super Mario contro l’Hellas Verona. C’è un passaparola tra i colleghi della serie A, di colore e non solo: sono pronti a schierarsi al suo fianco, lasciando il campo di fronte al prossimo episodio di razzismo. L’appello più folgorante è di un sedicenne: Henoc N’gbesso, attaccante delle giovanili del Milan e della Nazionale Under 17, bresciano anche lui, origini ivoriane: «La ferita di Mario me la sono sentita addosso. Io non credo che debbano uscire dal campo solo i giocatori di colore, ma tutti. Credo che soltanto così la gente allo stadio si renderebbe finalmente conto che è accaduto qualcosa di molto grave. E che non può, non deve esserci un bis». Purtroppo Balotelli non è nuovo a questi cori, durante Italia-Romania, nove anni fa, erano stati intonati dei cori contro di lui «Non ci sono neri italiani» e via col campionario delle annesse bestialità, causa di diciassette denunce, nel 2013, ad altrettanti ultras Italia «per diffusione di idee fondate sulla superiorità, sulla discriminazione e sull’odio razziale ». Nove anni e sembra oggi, perché nulla parrebbe cambiato, anzi. La novità è che la ribellione di Mario potrebbe essere presa da esempio per altri colleghi, uscire tutti dal campo dopo il prossimo insulto, ululato chiunque sia la vittima. Tanti i giocatori che hanno appoggiato Super Mario , dallo juventino Matuidi che è stato il più duro, a Napoli con Koulibaly. Prende forma l’idea di un documento stile “manifesto di Sterling”: nell’aprile scorso l’attaccante del Manchester City pubblicò sul Times un articolo sul tema, subito sottoscritto da numerosi calciatori, allenatori ed ex della Premier League. Sterling chiedeva, tra l’altro, che i giocatori bersagliati dai razzisti non venissero puniti, se lasciavano il campo.