Repubblica: “Il nuovo scandalo del calcio italiano, sequestrati a Zamparini 64 mila euro. Ecco come funzionava il sistema”

“Fatture false e procuratori mascherati da consulenti: per il calcio italiano dribblare il fisco era diventato un gioco da ragazzi. Un meccanismo semplice in cui guadagnavano tutti e ci rimetteva solo lo Stato, secondo la Procura di Napoli che ha indagato su 64 tra manager, dirigenti e giocatori e svolto accertamenti su 35 società di A e B. I magistrati ipotizzano violazioni della normativa tributaria e hanno ottenuto dal giudice Luisa Toscano un sequestro “per equivalente” dell’importo complessivo di 12 milioni. I fatti vanno dal 2009 al 2013. Fra gli indagati figurano alcuni big del mondo del pallone tra manager, dirigenti e atleti: come l’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, per il quale è stato un disposto un sequestro di circa 240mila euro, i presidenti di Napoli Aurelio De Laurentiis, (8mila) Lazio, Claudio Lotito (28mila) Palermo, Maurizio Zamparini (64mila) Fiorentina, Andrea Della Valle (69mila) Genoa, Enrico Preziosi (30mila) e l’ex amministratore delegato della Juventus, Jean Claude Blanc (37mila). Sotto inchiesta c’è Alessandro Moggi, (figlio di Luciano, l’ex dirigente protagonista dell’inchiesta Calciopoli) agente di calciatori per il quale il sequestro ammonta ad oltre un milione di euro. Si indaga anche sul potente manager argentino Alejandro Mazzoni, che assiste fra gli altri l’attaccante Ezequiel Lavezzi. E proprio da una telefonata tra i due del gennaio del 2012 è partita l’indagine. La Procura indagava sulle rapine ai danni di alcuni calciatori del Napoli. Nella conversazione, Lavezzi chiedeva a Mazzoni notizie dell’apertura di un conto in Svizzera a favore di un altro calciatore della scuderia, Cristian Gabriel Chavez. Da questo spunto sono partiti gli accertamenti che i pm Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli hanno delegato al Nucleo di polizia tributaria della Finanza. Dalle indagini è emerso un sistema, ritenuto illecito, estremamente diffuso: l’agente del calciatore, al momento di una compravendita, figurava nella veste, ritenuta fittizia, di consulente della società. In pratica, pur curando gli interessi dell’atleta, appariva ai fini fiscali come un collaboratore del club che acquistava il giocatore, emettendo così fatture considerate «oggettivamente inesistenti». In questo modo, la società deduceva i costi e detraeva l’Iva, l’atleta intascava l’ingaggio al netto pagando meno tasse, il procuratore incassava la sua parte e concludeva l’affare. Dalle perquisizioni scattate nella prima fase dell’indagine è stata sequestrata documentazione ritenuta dai pm utile a sostenere l’ipotesi d’accusa: come gli appunti manoscritti in cui Alessandro Moggi annotava i nomi di alcuni calciatori suoi assistiti pur comparendo come procuratore del club quando questi cambiavano maglia. I pm hanno indagato anche sul trasferimento di Lavezzi dall’Argentina al Napoli e poi dal Napoli al Paris Saint Germain. Quando l’attaccante fu ceduto al club transalpino, Alessandro Moggi emise una fattura di oltre 2,5 milioni in favore del calciatore: per i pm è falsa perché relativa a prestazioni fornite in realtà da Mazzoni, vero manager del giocatore, che non era titolato a svolgere la professione in Francia. Lavezzi è uno dei calciatori sotto inchiesta insieme, fra gli altri, a Gustavo German Denis, Gabriel Paletta e Diego Milito. Tutti gli indagati si difendono. «È fuffa», dice De Laurentiis. «Non ho mai eluso le norme del fisco e dello sport», assicura Moggi. Il Milan parla di vicenda «marginale e non fondata» e anche la Lazio si dice certa di «poter dimostrare la regolarità del proprio operato». Nei confronti di 58 indagati i pm hanno chiuso le indagini. Per altre posizioni esaminate nella prima fase (ad esempio quelle di Paro, dell’attaccante del Torino Ciro Immobile e del Siena Emanuele Calaiò) si profila l’archiviazione dopo la modifica della legge sui reati tributari. Si indaga ancora, invece, sui soldi che potrebbero essere stati trasferiti all’estero, come nel caso del conto svizzero di cui Mazzoni parlava con Lavezzi. Un dribbling da dimenticare, per il calcio italiano”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Repubblica” in merito all’inchiesta “Operazione Fuorigioco”.