L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla prematura scomparsa di Armando Zamparini attraverso le parole dei genitori.
«Armandino è morto proprio il giorno prima che iniziasse a lavorare in una grande azienda, qui a Londra», racconta tra le lacrime Maurizio Zamparini al telefono con Repubblica. «Gli avevo mandato un messaggio giovedì, il giorno prima: “In bocca al lupo!”. Ma non ho mai ricevuto risposta. Perché Armandino l’altro ieri è morto. È una tragedia infinita».
Oltre che dalla famiglia, Armandino era amato da tutti: dagli amici e dal Palermo calcio, squadra con cui fino a qualche anno fa si intratteneva alla fine degli allenamenti, perché i giocatori lo consideravano una mascotte. In molti, tra i conoscenti, ricordano quella foto da bambino in cui giocava a pallone con l’ex procuratore antimafia e presidente del Senato, Pietro Grasso. Poi gli studi in marketing in Italia, la laurea alla prestigiosa Scuola internazionale di Trieste, i primi passi nella “Zampa&Nilo” di famiglia. Infine, un master a Londra, dove Armando aveva trovato già lavoro, a 23 anni.
Le cause della morte del ragazzo sono ignote. Le appureranno il “Coroner” inglese e l’autopsia nelle prossime ore. Dai primi esami, si sospetta un arresto cardiocircolatorio, o comunque un malore letale. Ieri qualcuno ha parlato di patologie cardiache pregresse. Maurizio Zamparini smentisce: «Ha sofferto di una forte bronchite asmatica in passato, che gli ha dato vari problemi, ma nient’altro che io sappia». Esclusa, al momento, l’ipotesi di una morte violenta: «Le autorità inglesi stanno ancora indagando, ma per ora non c’è nulla che faccia pensare a questo», ci dice il padre. «Armando si è spento serenamente», confermano in serata gli avvocati dell’ex patron del Palermo e della consorte Giordani: «Sarà riportato in Italia e lì sepolto».