Repubblica: “Il Ministro dello Sport “Calcio non riprenderà il 3 maggio. Governissimo? Un bluff. Salvini…”

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Vincenzo Spadafora, Ministro per lo Sport e per le politiche giovanili. Quanto al calcio, «non ricomincerà il 3 maggio. Le squadre di serie A hanno già sbagliato quando era il momento di fermarsi. Devono capire che nulla sarà più come prima».
Ci sono timori per la tenuta sociale del Paese. È preoccupato?
«Molto. Siamo su un crinale delicato: dopo le prime due-tre settimane di chiusura e sacrifici, c’è il rischio di passare dalla fiducia alla rabbia. Vedo i primi segni di cedimento, soprattutto al sud. Il 27 del mese è passato da un giorno e ci sono persone che cominciano a sentirsi mancare la terra sotto ai piedi. Così come ci sono forze che potrebbero approfittarne, destabilizzando ancora di più la situazione».
Cosa farete?
«Dobbiamo essere in grado subito, non con il decreto di aprile, ma adesso, di fare un piano per immettere liquidità straordinaria immediata nelle tasche degli italiani».
Il premier Conte ha annunciato una misura immediata di buoni pasto per le persone in difficoltà.
«Siamo contenti che il presidente abbia accettato una proposta del Movimento 5 stelle che vede nei comuni e nel terzo settore gli strumenti migliori per arrivare rapidamente ai cittadini in difficoltà. È un primo passo, bisogna continuare in questa direzione».
Come si sceglie la platea?
«Ci basta incrociare i dati che abbiamo per sapere quali sono le famiglie e le fasce più a rischio.
Questa crisi sta colpendo di più chi era già in difficoltà. Tutti i giorni leggiamo il bollettino della protezione civile sui morti e i contagi, ma c’è un bollettino invisibile di cui nessuno parla che aumenta le diseguaglianze».
Queste persone non dovrebbero avere già il reddito di cittadinanza?
«C’è una fetta di popolazione che vive di espedienti, di lavori in nero, di situazioni non contrattualizzate come dovrebbe essere. Dobbiamo aiutare anche loro. E le partite Iva che non possono permettersi di fermarsi un mese».
Per le partite Iva ci sono i 600 euro del decreto marzo. E con tante persone in regola in difficoltà, parlare di aiutare chi lavora in nero non è controproducente?
«I 600 euro non sono sufficienti. Bisogna partire da chi è in regola, ma non possiamo fingere di non vedere che nel sommerso ci sono famiglie che ora non hanno di che vivere».
Questo governo, nato in un’estate con un capovolgimento di maggioranza tanto azzardato quanto improvviso, è in grado di affrontare una crisi di tali proporzioni?
«Assolutamente sì. Penso anzi che tocchi a noi e che se in questo momento alzassimo le mani sarebbe una sconfitta per tutti, non solo per la maggioranza».
Il centrodestra ha proposto un governo di unità nazionale.
«Bluffano. Nessuno di loro vorrebbe trovarsi al governo in questo momento ed è un bene non ci sia Matteo Salvini”.
Perché?
«Perché servono equilibrio, saggezza e persone al lavoro h24».
Non servirebbe l’esperienza di una persona come Mario Draghi?
«Un conto è condividere l’impostazione dell’ex presidente della Bce, un altro trasferire quella visione nelle beghe interne ai partiti. Draghi non si è candidato a nulla, è in atto una manipolazione delle sue intenzioni. In più, credo che questa crisi vada affrontata dalla mia generazione. Abbiamo avuto in sorte il periodo più buio e più difficile dal dopoguerra a oggi. E abbiamo un compito e una responsabilità che non possiamo mancare: scrivere il futuro partendo da una sorta di anno zero, perché dopo il 2020 tutto cambierà».
I cittadini non hanno il diritto di sapere quando si potrà cominciare a uscire?
«La nostra prima preoccupazione adesso deve restare quella di salvare vite. Non abbiamo nessun elemento per dire che tra due settimane si potrà riaprire qualcosa. Chi lo fa, come Matteo Renzi, soffia sul fuoco».
Ma non bisogna dare un orizzonte oltre a dire solo: state a casa?
«Sappiamo tutti che pagheremo un prezzo economico altissimo dallo stop che stiamo imponendo e sappiamo che dopo serviranno misure molto forti, ma non c’è un altro modo per evitare che l’epidemia continui a mietere vittime e ad estendersi a tutto il Paese con i numeri e la forza dirompente che ha avuto al Nord».
In un momento così delicato per le trattative in Europa, che senso ha che il M5S torni a propagandare messaggi contro il fondo salva Stati?
«Il Movimento non vuole reiterare una polemica, ma rilanciare. Perché le risorse del Mes non sono sufficienti e le sue condizionalità non possono essere sostenute in questo momento. In Europa dovremmo tutti capire, Germania compresa, che siamo uguali davanti a qualcosa di molto più grande di noi. Chi pensa che possano esserci Paesi immuni dalle conseguenze di tutto questo dimostra una miopia che non mi aspettavo. Da ministro dei Giovani, mi chiedo cosa devo andare a raccontare dell’Europa: è la nostra casa comune? O un sogno fallito? Tutto dipende dalle scelte che saranno fatte adesso».
Da ministro dello Sport, invece, quando pensa che torneremo a vedere una partita di calcio?
«Pensavo ai nostri ragazzi abituati a stringersi, abbracciarsi, passarsi la bottiglietta d’acqua: tutto questo mancherà per molto tempo. Riprendere le partite il 3 maggio è irrealistico. Domani proporrò di prorogare per tutto aprile il blocco delle competizioni sportive di ogni ordine e grado. Ed estenderò la misura agli allenamenti, sui quali non eravamo intervenuti perché c’era ancora la possibilità si tenessero le Olimpiadi».
Il mondo del calcio in crisi chiede aiuto al governo.
«Lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la serie A. Destinerò un piano straordinario di 400 milioni allo sport di base, alle associazioni dilettantistiche sui territori, a un tessuto che sono certo sarà uno dei motori della rinascita. Dal calcio di serie A invece mi aspetto che le richieste siano accompagnate da una seria volontà di cambiamento: le grandi società vivono in una bolla, al di sopra delle loro possibilità, a partire dagli stipendi milionari dei calciatori. Devono capire che niente dopo questa crisi .- potrà più essere come prima».