Repubblica: “Il derby tra Acr e Football Club non scalda i tifosi di Messina. «Basterebbe fare come il Palermo»
L’edizione odierna di “Repubblica” parla del derby tra ACR E FC Messina. «Un tempo la gente mi diceva: domenica ci vediamo al campo. Oggi mi chiedono: ma perché, ancora tu vai al campo?». Piene di amarezza le parole di Dino Teresano, 52 anni, edicolante messinese che con questa frase racchiude lo stato d’animo di una città che si prepara senza grandi aspettative, stimoli ed emozioni alla stracittadina di domenica che vedrà scontrarsi Acr Messina e Football Club Messina – scrive il quotidiano-. «Un’edicola è come un bar – continua Dino – ascolti le persone, senti gli umori della città. Ho avuto la fortuna di vivere gli anni d’oro del calcio messinese, adesso vedo solo tanta delusione, ma soprattutto poca programmazione. Te ne accorgi anche dai piccoli particolari, dall’emozione di un bimbo che ai tempi della Serie A, con gli occhi luccicanti, apriva le bustine di figurine con la speranza di trovare Storari, Parisi, Di Napoli o Zampagna». Il ventinovenne Daniele Spadaro era nel pieno dell’adolescenza quando campioni del calibro di Del Piero, Pirlo, Vieri, Maldini, Zanetti, Nedved, Ibrahimovic e Ronaldo calcavano il prato del “ San Filippo”: « Ritengo sia paradossale che a Messina ci siano due squadre in Serie D – afferma Daniele – ormai purtroppo da tanti anni viviamo di speranze, ma tornare ai fasti d’un tempo sembra sempre più difficile. Chissà quando rivedremo la Serie A…». Chi vive quotidianamente, invece, la Messina calcistica è la giovane Carmen Geraci, classe 1993, allenatrice in una scuola calcio: « Ho le idee chiare a riguardo – dice Carmen – e sostengo con convinzione l’Acr Messina per il semplice motivo che rappresenta la storia calcistica della mia città. E dalla storia bisogna ripartire. Certo, avrei preferito un progetto importante con un’unica realtà. Il campionato non è compromesso, ma il Palermo è lanciatissimo e l’Acr deve puntare ai play-off per vincerli e per provare a conquistare magari un ripescaggio in Serie C. Le nuove generazioni? Quotidianamente lavoro con i bambini. È da loro che bisogna ripartire cercando di trasmettere ai più piccoli entusiasmo e senso di appartenenza». Chi conosce ormai come le sue tasche il calcio messinese, ma non solo, è Davide Santamaria, classe 1985, una vita spesa tra i campi di Eccellenza e Serie D, con una storica promozione in Serie C raggiunta con la maglia del Milazzo. Davide oggi ha un rifornimento di benzina e non gioca più, ma il calcio ha rappresentato una parte fondamentale della sua vita e nelle sue vene scorrono i colori giallorossi: «La gente ha bisogno di sostenere un progetto, di riconoscersi – è questo il pensiero di Davide – del resto solo un progetto serio e lungimirante può aiutarti a conquistare grandi risultati. Allora con il Milazzo abbiamo vinto il campionato di Serie D contro qualsiasi pronostico, proprio perché alla base abbiamo avuto una società solida, un tecnico esperto, un gruppo affamato e l’entusiasmo dei tifosi. Solo con l’unità d’intenti e con un grande senso di appartenenza si può ripartire. Da tifoso spero con tutto il cuore che il calcio messinese possa tornare a splendere. Prendendo esempio proprio da società come Bari e Palermo». Insomma – conclude il quotidiano. alla base un leitmotiv che unisce tutti: manca un progetto, manca entusiasmo, bisogna ripartire. Da un lato l’Acr Messina del tecnico peloritano Pasquale Rando cerca 3 punti per la svolta, in casa Football Club, invece, c’è voglia di stupire con la consapevolezza che un successo può permettere alla compagine di Massimo Costantino di raggiungere l’Acr in classifica e rilanciare le proprie ambizioni.