L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Trapani e il derby del cuore di Antonini.
In questi giorni è a Capri in viaggio di nozze con la moglie Ambra. Ma Valerio Antonini non “stacca”. La testa è a Trapani e al Trapani, nella doppia versione calcio e basket portate quest’anno alla promozione dall’imprenditore Romano. Romano e laziale che, il prossimo 18 luglio, coronerà uno dei suoi sogni quando il suo Trapani affronterà in amichevole la sua Lazio, sperando, magari un giorno, di potere acquistare la società biancoceleste.
«Quello è un sogno – dice Antonini – e tale resta visto che la Lazio non è in vendita e bisogna dare merito al proprietario di gestirla in maniera ottimale. Lotito sta facendo grandi cose. Certo, quando gestisci una società da 20 anni ci può essere qualche problema, ma la Lazio è una società sana, che ha un grande patrimonio immobiliare e che fa investimenti mirati ed oculati». Insomma, il sogno di diventare proprietario della Lazio per il momento è accantonato, ma Valerio Antonini è pronto a vivere la grande emozione di sfidare la sua squadra del cuore.
«Un desiderio che avevo sin da bambino – racconta il presidente del Trapani – Giocare contro la squadra del cuore e farlo adesso dopo la promozione del Trapani, presentando la nuova maglia granata Adidas, in un momento in cui stiamo costruendo una grande squadra è tutto bellissimo». Certo, l’ambizione è quella che un giorno Lazio-Trapani sia una partita da giocare in Serie A. «Noi stiamo lavorando per quello – dice il presidente granata – L’obiettivo è fare nel calcio quello che abbiamo già fatto nel basket. Certo, nel calcio ci vorrà più tempo, ma intanto vogliamo vincere subito questo campionato di Serie C e costruire il nuovo stadio che ci darà la spinta per andare in Serie A».
Lo stadio che non nascerà sulla struttura già esistente del Provinciale. «No – conferma Antonini – Abbiamo tre opzioni in ballo, ma quella che mi piacerebbe di più è una struttura all’interno della città. I tempi non possono essere immediati perché siamo in Italia e bisogna sconfiggere la burocrazia. Fossimo negli Stati Uniti o in Germania i lavori sarebbero già iniziati».