Repubblica: “Il covo segreto. Nella tana in paese di Messina Denaro, tra Viagra e griffe spunta il suo diario”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui ritrovamenti nel covo di Matteo Messina Denaro.
Scriveva tanto negli ultimi giorni, quasi ossessivamente. «Perché Lorenza non vuole vedermi? Perché è arrabbiata con me?». Lorenza, la figlia che non ha mai conosciuto, oggi ha 27 anni e da poco è diventata mamma. Matteo Messina Denaro, l’uomo delle stragi e delle complicità inconfessabili, aveva un’agenda con alcuni appunti d’affari, che da qualche tempo era diventata un diario intimo. Il pensiero tornava spesso alla sua Lorenza. Come quindici anni fa, quando annotava in un pizzino: «Io non conosco mia figlia — scriveva all’ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino — Non l’ho mai vista, il destino ha voluto così, spero che la vita si prenda tutto da me per darlo a lei».
Anche adesso il padrino più ricercato del mondo sembrava preoccuparsi soprattutto del rapporto con la figlia, e intanto se ne stava tranquillo nel suo appartamentino nel centro di Campobello di Mazara, il cuore della provincia di Trapani che procura e carabinieri avevano riempito di microspie e telecamere. Ma le indagini non sembravano essere un problema per il boss. Finiva di scrivere, posava l’agenda sul comodino accanto al letto e mandava messaggini amorosi a una delle donne che frequentavano la sua casa. Sul comò teneva preservativi e pillole per essere sempre pronto. Se invece trascorreva la serata da solo, si allenava nella piccola palestra sistemata in casa: una cyclette, un tapis roulant, qualche peso. Davanti, un calendario con donne nude.
In questo appartamento di sessanta metri quadrati, in via Cb 31 che da un po’ il Comune ha rinominato via San Vito, è ricomparso all’improvviso il fantasma. Da quell’appartamento il latitante è partito lunedì mattina intorno alle 6,45 per andare a fare terapia nella clinica oncologica La Maddalena, dove poi è stato arrestato, alle 9. Si era portato dietro i suoi due smartphone, che adesso sono un tesoro per i carabinieri del Ros e l’indagine più importante di sempre, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, che ha partecipato alla perquisizione.