Repubblica: “Il caso. Dal bar all’Inps: ecco i creditori del vecchio Trapani”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui debiti del vecchio Trapani.
Avvocati, piccoli imprenditori, Inps, dipendenti, fornitori di energia elettrica, calciatori. Finanche un addetto alle pulizie. L’elenco dei creditori del Trapani Calcio, dichiarato fallito nel dicembre del 2020, è impressionante per forma e sostanza. Una sfilza di soggetti che dà idea precisa di come quella società abbia mortificato un’intera città. Non soltanto causando la scomparsa del calcio, nonostante la salvezza in serie B conquistata sul campo, ma creando danni molto rilevanti anche al tessuto economico. É l’epilogo di una storia contorta e triste, i cui protagonisti in un paio di anni hanno letteralmente cancellato una delle realtà più importanti della città.
Tutto è iniziato con la cessione del club, nella primavera del 2019, dalla storica proprietà della famiglia Morace all’avellinese Maurizio De Simone. Giusto il tempo di compiere un miracolo sportivo (con Vincenzo Italiano in panchina) e quel Trapani si ritrovò promosso in serie B nel mese di giugno, sempre dello stesso anno. A rischio scomparsa, arrivò l’Alivision ( società di trasporti, i cui interessi nel Trapani erano seguiti di fatto da Fabio Petroni) a salvarla e a consentire una stagione nel torneo cadetto, iniziando presto a mostrare molte incertezze nella gestione. Poi, la fine ingloriosa, con un’altra cessione della società ad Alba Minerali, rappresentata da Gianluca Pellino, e l’indegno teatrino finale: due rinunce a scendere in campo e l’esclusione dalla serie C. É una vicenda le cui responsabilità ed eventuali scorrettezze dovranno certamente essere appurate dalla Magistratura, che tiene la vicenda sotto la lente di ingrandimento ormai da tempo.
Di certo, qualunque provvedimento non potrà restituire a Trapani il patrimonio economico ed emotivo che le è stato sottratto, ma almeno sarà possibile stabilire se siano esistiti comportamenti capaci di pregiudicare con dolo l’esistenza del calcio. Insomma, la ricerca della verità è appena iniziata. Scorrendo la lista dei creditori del club granata, spicca sorprendentemente la richiesta di farne parte della stessa Alivision (socio di maggioranza della penultima proprietà) e di Francesco Paolo Baglio, uno dei presidenti che si alternarono in quella fase disgraziata della vita del Trapani. In entrambi i casi, però, il curatore fallimentare Alberto Piacentino non ha accordato nulla ai due soggetti. Inoltre, rimane creditore di oltre 200 mila euro Jonathan Biabiany, preso per far compiere un salto di qualità alla squadra e rispedito a casa prima della fine del campionato. Fra i calciatori, ci sono anche i due “gioiellini” Andrea Colpani e il portiere Marco Carnesecchi.
Ammontano a circa un milione di euro i debiti con l’Inps, intorno a 40 mila quelli con l’Enel, a 20 mila con il Lecce Calcio, e nell’elenco ci sono anche Castori padre e figlio (che faceva parte dello staff tecnico). In pratica, tutti i dipendenti non tesserati sono in attesa delle somme di denaro richieste: è noto che il mancato pagamento degli stipendi ai non tesserati non comporti alcuna penalizzazione in classifica. Fa sorridere amaramente che anche il comune di Trapani abbia richiesto quasi 20 mila euro. Il danno oltre la beffa. Non mancano il Coni ( più di 4 mila euro), e una società agricola di Lorenzo, Fabio e Giorgio Petroni è creditrice di 18.300 euro ( anche per fornitura di vino e olio). C’è un bar che ha richiesto poco meno di 4 mila euro e sono presenti anche le aziende che noleggiavano i pullman. Un cumulo di macerie. A parte la squadra in campo, pare che non si sia salvato nessuno.