L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla gara tra Palermo e Spal.
Recuperare le energie, magari ricorrendo al turnover a partire da una chance per Leo Stulac, e finalizzare le occasioni e il possesso palla, come il Palermo non è riuscito a fare contro il Como. Con la trasferta di oggi a Ferrara, contro la Spal di Daniele De Rossi (alle 15), si chiude il tour de force di tre scontri diretti in una settimana, in cui il Palermo di Corini era chiamato a una risposta per scrollarsi di dosso le ansie della zona bassa della classifica.
La classifica è molto corta: tre punti dalla zona play-off e tre, soprattutto, dalla zona play-out, proprio dal gruppetto Spal Venezia-Como. I rosanero non possono permettersi passi falsi. «Ci attende una gara complicata contro un avversario che ha una rosa costruita con l’ambizione di un campionato che si avvicini ai play-off – ha detto Corini alla vigilia- Rispetto alla partita contro il Como dobbiamo solo finalizzare quello che costruiamo».
In campo, dopo lo schieramento a sorpresa di una seconda punta come Vido che però ha deluso le aspettative, dovrebbe rivedersi il 4-3-3. Dunque, Pigliacelli tra i pali, Mateju e Sala (tra i migliori contro il Como) nelle corsie esterne, Nedelcearu e uno tra Bettella e Marconi al centro della difesa; nella linea mediana, accanto a Gomes e Segre, potrebbe partire uno tra Stulac e Saric, con Damiani e Broh in panchina; in attacco, dovrebbe tornare titolare Valente con Di Mariano, a supporto di Brunori. Eppure, il tecnico rosanero non chiude le porte alle due punte. Un’opzione che contro il Como non ha portato al gol e scelte sempre efficaci, ma nel primo tempo ha comunque creato più densità in mezzo all’area.
«La doppia punta non è un esperimento, ma una prova tattica – ha puntualizzato Corini – l’abbiamo sviluppata spesso durante le partite, a volte abbiamo giocato con due esterni offensivi, due punte e un trequartista quando inserivamo anche Floriano. La nostra rosa ci consente di variare il tema tattico rispettando le caratteristiche dei giocatori che hanno nelle loro corde l’imprevedibilità, pur mantenendo l’equilibrio della squadra».