L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla vicenda che riguarda Abramovich che sarebbe stato avvelenato.
Sarebbe stata una piccola dose di veleno. Volutamente non letale. Con un obiettivo: lanciare l’avvertimento. Almeno è questa la lettura di Bellingcat, il celebrato sito di informazione inglese che da molti mesi produce scoop sulla Russia e sulle sue “operazioni non ortodosse”, come le “pozioni di Dio” riservate alle ex spie Sergej Skripal e Alexej Litvinenko in Inghilterra e al dissidente Alexej Navalny, ma anche all’ucraino Yushenko gonfiato di diossina e alla stessa giornalista Anna Politkovskaya, avvelenata nel 2004 prima di essere uccisa a colpi di arma da fuoco due anni dopo.
Stavolta, le presunte vittime, sopravvissute, potrebbero essere altrettanto eccellenti: l’oligarca russo Roman Abramovich, molto vicino al presidente Vladimir Putin, e due negoziatori ucraini, tra cui Rustem Umerov, tartaro di Crimea. Tutti direttamente coinvolti nei negoziati di pace iniziati a fine febbraio. Ecco una possibile chiave del mistero, su cui si allungano pure le ombre della misteriosa morte di un altro negoziatore di Kiev, Denis Kireev, avvenuta il 6 marzo, forse “per un malinteso”: le forze speciali ucraine lo avrebbero scambiato per una spia russa.