L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle sofferenze economiche della Serie A, provocate dall’emergenza Coronavirus. Buco nei conti di 750mila euro al giorno, quasi come l’Alitalia. I numeri sono pietre: il bilancio 2018/2019 (prima della pandemia) delle 20 squadre della massima divisione si è chiuso con un passivo salito da 65 a 274 milioni. Una voragine destinata ad allargarsi di molto per i danni del virus: Sky, Dazn, Rai e Img dovrebbero versare ai club a maggio l’ultima rata da 340 milioni dei diritti tv di questa stagione (1,3 miliardi in tutto). E di fronte allo stop del Campionato potrebbero sospendere i pagamenti, avviando un contenzioso con la Lega. Il buco al botteghino, in caso di cancellazione della stagione, vale — coppe comprese — 150 milioni. Quello delle sponsorizzazioni altri 200. Una mazzata da quasi 700 milioni potenzialmente letale per un sistema che, finanziariamente parlando, fa già acqua da tutte le parti: il timido tentativo di austerity avviato dal pallone tricolore tra il 2016 e il il 2018 — quando la Calcio Spa aveva ridotto le perdite a 28 e 65 milioni — si è già esaurito. Le cicale sono tornate, gli stipendi per i giocatori sono cresciuti nell’ultimo anno del 17% e si mangiano da soli il 47% delle entrate. E il profondo rosso dell’ultimo bilancio — uno dei risultati peggiori del decennio — porta il buco accumulato dal 2010 a quota 2 miliardi. La speranza è quella di chiudere in qualche modo il campionato, guadagnando magari spazio nel calendario grazie al rinvio dell’Europeo. Una decisione che regalerebbe un po’ d’ossigeno a tutti. Se si riuscisse a limitare i danni in questo modo, network e società sportive potrebbero fare uno sforzo comune provando a superare insieme la crisi. Gli effetti collaterali del coronavirus, ovviamente, sarebbero comunque molti: il giochetto delle plusvalenze — una stampella decisiva per la Serie A — rischia a esempio di non funzionare più. La crisi dei mercati e dell’economia ha bruciato il tesoretto di molti dei patron e dei presidenti più munifici. Il valore delle star — di fronte a una platea di potenziali acquirenti ferita nel portafoglio — rischia quindi di sgonfiarsi. E far quadrare i conti già disastrati del campionato sarebbe a quel punto molto difficile, anche se i presidenti sperano che l’ingresso in campo di Amazon, Apple & C. nelle aste per i diritti futuri possa far lievitare gli incassi, salvando il settore.