Repubblica: “Giuseppe Conte dà un ultimatum di dieci giorni all’Europa”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’ultimatum di Giuseppe Conte all’Europa: entro la fine della prossima settimana l’Italia pretende «una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo». Nel video summit tra i leader europei, il presidente del Consiglio non è solo. Per sei ore porta avanti l’affondo insieme allo spagnolo Pedro Sanchez. E a chiedere gli Eurobond per reagire alla recessione da Covid-19 ci sono anche Emmanuel Macron, il portoghese Antonio Costa e poi ancora i leader di Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Slovenia e Grecia. Il gruppo dei nove autore della dirompente lettera della vigilia con la quale chiedevano di sfatare il tabù dei titoli a dodici stelle. Sull’altro fronte l’austriaco Sebastian Kurz, l’olandese Mark Rutte e gli altri falchi del Nord che vogliono rinviare ogni decisione. Coperti da Angela Merkel. Finisce con un compromesso: entro due settimane arriverà un piano Ue. Ora la lotta si sposterà sui contenuti. Ed ecco che allora la discussione vira, punta al bersaglio grosso: gli Eurobond. Lo strumento europeo per mettere in campo quelle migliaia di miliardi che serviranno ai Paesi più colpiti dalla scia recessiva del Covid-19 per rilanciare l’economia. E sperare di non fallire sotto il peso dei debiti accumulati nei mesi dell’emergenza. Su questo obiettivo Conte, Macron e Sanchez spostano il loro peso politico tralasciando i prestiti del Mes, che servirebbero giusto a tamponare la crisi. Le posizioni restano quelle delle ore precedenti al vertice. In mattinata il Cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, aveva attaccato: «Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti». Da Berlino gli aveva fatto eco il ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz: «Non ritengo gli Eurobond lo strumento giusto». Dentro al vertice David Sassoli schiera il Parlamento europeo sulla linea dei nove: «Bisogna passare dalla prudenza al coraggio».
È muro contro muro. Conte blocca il summit, rifiuta di dare il via libera alle conclusioni, di fatto un veto, fino a quando non saranno stati fatti passi avanti. Il vertice doveva finire alle sette del pomeriggio, dura fino alle dieci di sera. I nordici cercano di allungare i tempi di una qualsiasi decisione europea senza dare date precise. I mediterranei spingono: entro la prossima settimana. Dopo sei ore di discussioni si trova il compromesso che recita così: «L’Eurogruppo (i titolari delle Finanze, ndr) entro due settimane porterà le sue proposte tenendo in conto la natura senza precedenti della crisi». I rigoristi insistono per limitare queste idee all’uso del Mes, sul quale hanno sempre l’arma della condizionalità per mettere la mordacchia agli altri. Tanto che Merkel dirà: «Noi preferiamo il Mes». I mediterranei vogliono allargare il mandato dei ministri fino agli Eurobond.