SERIE A

Repubblica: “Gilardino resta a piedi, panchine senza gloria per i reduci di Berlino”

Alberto Gilardino è il quinto campione del mondo del 2006 ad essere esonerato negli ultimi tre mesi. La sua storia si aggiunge a quella di altri ex compagni, in un quadro che evidenzia le difficoltà dei protagonisti di quella storica notte di Berlino nel trovare successo in panchina. Non è bastato il curriculum da calciatore per tradurre la gloria in risultati da allenatore.

Come racconta La Repubblica in edicola oggi, la carriera in panchina degli eroi del 2006 è costellata di più ombre che luci. Cannavaro e Oddo non sono stati confermati rispettivamente da Udinese e Padova, mentre Camoranesi, Pirlo, Amelia e De Rossi hanno visto interrompersi rapidamente le loro avventure con Karmiotissa, Sampdoria, Olbia e SPAL. I numeri raccontano una realtà impietosa: 37 esoneri collettivi per i 14 campioni del mondo che hanno intrapreso la carriera da allenatore.

Gilardino, esonerato dal Genoa nonostante avesse raccolto quattro punti nelle ultime due gare, è stato sostituito da Patrick Vieira, suo avversario nella finale del 2006. Il suo licenziamento, giudicato da molti ingeneroso, sembra avere ragioni extracalcistiche legate alle critiche mosse alla società. Vieira, dal canto suo, vanta esperienze altalenanti con New York City, Nizza, Crystal Palace e Strasburgo.

Difficoltà e rari successi
Mentre i vicecampioni del mondo 2006, come Zidane, Henry e Sagnol, hanno raggiunto successi significativi in panchina, i nostri campioni si devono accontentare di pochi trofei nazionali: la Coppa Italia di Gattuso (Napoli 2020), quella di Pirlo (Juventus 2021) e alcune promozioni conquistate da Inzaghi, Oddo e Grosso. A fronte di questi successi, molti di loro hanno incontrato difficoltà nel tradurre l’esperienza in campo in risultati da allenatori.

Dei 14 allenatori del 2006, solo cinque sono attualmente in attività: Nesta (al Monza, ma in bilico), Gattuso (Hajduk Spalato), Inzaghi e Grosso (rispettivamente con Pisa e Sassuolo in Serie B) e Barone (vice di Nicola al Cagliari). Gli altri si sono ritirati o hanno trovato strade alternative, come Buffon (dirigente federale), Zaccardo (procuratore) e Perrotta (sindacalista).

Lezioni dal passato e nuovi scenari
Gilardino rappresentava un esempio di carriera graduale, partendo dalla Serie D (Rezzato e Siena) per salire progressivamente di livello. Al contrario, altri, come Pirlo e Cannavaro, hanno tentato di iniziare da palcoscenici più prestigiosi, spesso con esiti fallimentari. La lezione sembra chiara: essere campioni del mondo non garantisce automaticamente il successo in panchina. Serve adattarsi, lavorare con umiltà e accettare che, nel nuovo ruolo, la gloria del passato non basta.

Con l’esonero di Gilardino, si chiude un capitolo che aveva visto l’ex attaccante lavorare senza ostentare il suo passato, concentrandosi sul presente. Un approccio che, sebbene non sempre premiato, rimane un esempio di professionalità in un contesto che spesso può risultare spietato.

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Redazione Ilovepalermocalcio