L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul furto subito da Cristian Ansaldi, calciatore del Torino. Ecco quanto riportato: “Siccome Cristian Ansaldi, non un campione ma un ottimo giocatore che ha già passato la trentina, non è il primo atleta che cerca sui social di comprendere le ragioni del disagio, della devianza e talvolta della violenza, forse sarà il caso di rivedere alcuni preconcetti che abbiamo sugli eroi della domenica e sui divi degli stadi. Sarebbe ora, probabilmente, di smetterla di considerarli solo dei muscolari arricchiti, incolti cacciatori di veline incapaci di spingersi oltre il fischio finale dell’arbitro. Perché così non è, o non è più. Molti di loro sono attentissimi a quanto accade nel mondo, sono attivi nel sociale e generosi nell’aiuto non solo economico: quante volte incontrano malati, bambini o persone in difficoltà, e quasi sempre lo fanno senza mettere i manifesti, anzi chiedendo come unica condizione che il loro gesto non venga raccontato, che non diventi pubblico. Potremmo fare decine di esempi in questo senso, e a volte i nomi degli autori e la consistenza dell’aiuto vi sorprenderebbero. In serie A, per dire, gioca un calciatore che sta provando a far costruire un impianto sportivo per una squadra di disabili, una faccenda da un paio di milioni di euro. Anche noi, quando giudichiamo i calciatori, spesso non sappiamo quello che facciamo. Dunque, Signore, perdonaci”.