Repubblica: “Francesco Vaccaro: «Quella telefonata che alle dieci di sera mi ha regalato i rosa»”
L’edizione odierna di “Repubblica” riporta un’intervista realizzata al giovane terzino sinistro del Palermo Francesco Vaccaro. Sognare di giocare a calcio nella squadra della tua città, riuscirci e poi rimanere tagliato fuori e ricominciare tutto da zero inseguendo il traguardo di diventare professionista. Francesco Vaccaro, terzino sinistro del Palermo classe 1999, ha provato la gioia di indossare la maglia del Pescara, iniziando tutta la trafila nel settore giovanile. Poi alle soglie del campionato Primavera, ognuno per la propria strada. «E proprio dalla strada era iniziato tutto – racconta Vaccaro – ogni spazio utile era perfetto per giocare a calcio». Francesco Vaccaro, come ha iniziato il suo percorso nel calcio? «Un po’ come tutti i ragazzi che riescono a diventare calciatori. A parte le partitelle per strada a Pescara, si giocava con gli amici un po’ ovunque, anche a scuola e all’oratorio. Poi un giorno ho insistito così tanto che mi hanno accompagnato a provare con il Pescara e da lì è iniziato tutto. Per me era un sogno, giocavo nella squadra della mia città, ma tutto si è interrotto dopo i Giovanissimi regionali». A vent’anni ha già fatto esperienze in piazze diverse. Pensa di fermarsi a Palermo? «Dopo Pescara sono stato alla Virtus Lanciano e al Bari nel campionato Primavera. In biancorosso ho fatto un anno e mezzo prima di andare a Potenza. L’anno scorso, invece, sono stato tutto il campionato ad Altamura. Palermo può essere la mia ripartenza. Mi piacerebbe riprendere il percorso abbandonato a Pescara in una piazza che non è da serie D. Poi chissà, magari un giorno tornerò a giocare a casa mia a Pescara. Ora però penso solo a fare la scalata con il Palermo». Sembra già proiettato a un futuro con la maglia rosanero. «Vorrei riprendere il discorso interrotto a Pescara, arrivare a diventare un professionista in una piazza importante come quella rosanero non sarebbe affatto male. Mi auguro di percorrere a livello personale la stessa strada che è nei programmi del club». Come è nato il suo rapporto con il Palermo? «Con una telefonata alle dieci di sera. Mi ha chiamato il mio procuratore e non ho pensato molto a quello che avrei dovuto fare». In che senso? «Mi ha detto: preparati, domani vai a Palermo. Non ho fiatato. Del resto su una proposta fatta da una società ambiziosa che vuole tornare subito nel calcio che conta e che ha tesserato nella sua storia tanti campioni non si riflette più di tanto. Si accetta e basta». Se ripensa al ritiro di Petralia con dodici giocatori e dieci palloni cosa le viene in mente ora che siete primi? «Non ci ho fatto particolarmente caso allora. Pensavamo tutti a entrare subito in sintonia gli uni con gli altri. Eravamo un gruppo nuovo che badava più a diventare una squadra il più presto possibile che al contesto. E poi le cose non sono andate tanto male visto il nostro inizio di campionato. Anche se non mi aspettavo dieci vittorie di fila. O meglio mi aspettavo i risultati a lungo termine, ma non un inizio così». Ha dei punti di riferimento nel calcio? «Mi piace Kolarov. Mi ispiro a lui: mi piace come gioca e come calcia. Ogni tanto provo il tiro da fuori cercando di imitarlo. E poi sono anche romanista». C’è un allenatore con cui le piacerebbe lavorare? «Antonio Conte per la carica che riesce a trasmettere e l’adrenalina che si deve provare quando lavori con lui e ti carica prima di una partita. Ma anche con Pep Guardiola per le sue idee di calcio». Come trascorre il tempo libero? «Siamo un bel gruppo con gli altri Under, usciamo spesso e passiamo del tempo tutti insieme. Siamo anche tutti vicini di casa. Scherziamo sui social anche con i più grandi». Che rapporto ha con i senatori? «Lavorare con gente come Santana, Ricciardo o Crivello è un vantaggio.
Ti incitano, ti esortano a dare il massimo quando magari inconsapevolmente molli un po’. È sempre un aiuto e serve per migliorare. Non è un peso lavorare con giocatori più esperti e: possono farti diventare un calciatore».
È un tipo da uscite in comitiva o anche da libri e serie tv? «Più film e serie tv che libri per la verità. Mi piacciono molto i film d’azione e l’ultima serie che ho visto è stata “La casa di carta”. E ascolto tanta musica. Non un genere in particolare, ma veramente tutto. Dalla trap alla pop. Mi piace sentirla sia a palla in macchina che rilassato a casa. Dipende dai momenti. La musica mi aiuta anche quando ho qualche pensiero in più in testa e magari mi ritrovo a fissare il mare». Che rapporto ha con il mare? «Mi piace, non potrei farne a meno. A Pescara andavo in riva al mare quando volevo stare un po’ solo. Ma lì non c’è lo stesso mare che c’è qui a Palermo». Se non avesse fatto il calciatore cosa avrebbe fatto? «Non saprei, ho iniziato presto e non ho pensato ad altro. Però seguo molto il basket Nba e il football americano. Lo sport a casa mia è entrato con me: mio padre Massimo lavora in un supermercato, mia madre Fabiola fa la casalinga e l’unica sportiva è la minore delle mie sorelle Alessandra che gioca a basket. La più grande, Federica, lavora proprio in un altro campo». Ci ha mai pensato che passa spesso sulla fascia sotto il presidente Mirri? «So che c’è ma non lo vedo. È bello avere un presidente tifoso che sta con gli altri tifosi. Capisce meglio le dinamiche che ha una squadra rispetto a un presidente padrone».