“Non è una questione religiosa, ma poco ci manca. Da una parte ci sono i tifosi che credono al closing, dall’altra quelli scettici. Due fazioni contrapposte che si confrontano a tutti i livelli, dal bar ai social. E sono le poche notizie che filtrano ad alimentare dubbi e incertezze. Se a questo si aggiunge la dichiarazione di Maurizio Zamparini rilasciata ieri a Radio Montecarlo («Spero di avere lasciato il Palermo in buone mani») ecco che tutto rischia di essere rimesso sempre in discussione. I fiduciosi partono dalle fonti ufficiali per perorare la propria causa. Perché, secondo loro, non avrebbe senso dare delle comunicazioni ufficiali se non ci fosse niente di vero. In questo momento, a parte il primo annuncio di avvenuta cessione, che poi in realtà era un preliminare di accordo, gli altri comunicati ufficiali hanno reso note le prossime mosse come le nomine del cda e l’intenzione di aumentare il capitale. Passi che, però, non sono ancora stati compiuti. C’è chi parla di scatole cinesi e chi mette in paragone i movimenti delle società legate al presidente annunciato Clive Richardson con i sistemi adottati da Manchester United, Juventus e Roma per controllare le rispettive società di calcio. È vero che i club quotati in borsa hanno sistemi di società collegate fra loro che si controllano e si legano l’un l’altra quasi a fare perdere le tracce di chi prova a seguire un filo conduttore. Ma è altrettanto vero che nei casi dei tre club quotati in borsa prima o poi il filo porta sempre a una proprietà ben definita, con organigramma specifico e volti o società ben identificabili. Nel Palermo, ancora, di questo non c’è traccia.
Fonti inglesi assicurano che questa è solamente una fase di passaggio e tutto procede secondo i piani e se a queste dichiarazioni fanno affidamento in toto i fiduciosi, gli scettici puntano il dito su una rete che ancora non sembra pronta. Per le teorie degli scettici questo è un punto difficilmente confutabile: non ci sono ancora fondi versati nel Palermo. E tutte le manovre che si susseguono in questi giorni, fra le società collegate a Richardson e riconducibili ai rosanero, non bastano per soddisfare il volume d’affari da venti milioni di euro che l’advisor Maurizio Belli nella conferenza stampa del 4 dicembre aveva detto che sarebbero stati necessari per portare a termine la stagione del club. Nemmeno l’ultimo passaggio annunciato ieri mattina permette di avere evidenza dei soldi necessari: sono state emesse sul listino Nex della borsa di Londra delle azioni della Sport Capital Group plc che fanno salire il capitale sociale della società a 117.767,28 sterline (131 mila euro) e che potranno essere oggetto di transizione fino al 7 gennaio. Questa è la società che dovrebbe inglobare, ma ancora non lo ha fatto, Sport Capital Group Investments Ltd che è di proprietà della Sport Capital Group Holdings Limited. Per i fiduciosi l’annunciata prossima presenza nel nuovo Palermo di Emanuele Facile come amministratore delegato è segno che quando faceva la parte dell’advisor per conto di Maurizio Zamparini insieme a Maurizio Belli per Financial Innovation è rimasto così colpito dai programmi degli investitori inglesi che ha deciso di passare dall’altra parte, entrando in squadra con chi ha comprato. Gli scettici, invece, mettono in evidenza quantomeno la particolarità della cosa. Alle due fazioni non resta che aspettare. Anche se l’annuncio scovato dal sociologo Pippo Russo comparso sul Times of Malta il 24 dicembre e poi rimosso, rischia di rimescolare le posizioni in campo. Non c’è alcun legame con il Palermo, ma la Lega di B ha presentato un esposto alla procura federale per vederci chiaro. «Occasione unica – si leggeva sull’annuncio – Club della Serie B italiana in vendita: 3,8 milioni di euro, niente debiti». Dall’annuncio si risaliva all’avvocato Carl Peralta che forniva tutte le indicazioni necessarie per intavolare una trattativa”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Repubblica” che parla dell’ancora poco chiaro passaggio di proprietà del Palermo.