Repubblica: “Follower e non tifosi. La grande fuga dei giovani dal calcio”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si concentra sul nuovo modo di vedere il calcio da parte della nuova generazione, quella compresa tra i 16 e i 24 anni.
Questa fascia di giovani infatti, non segue più il calcio come tifosi, ma più come divertimento o per seguire i grandi match.
L’Associazione dei club europei, l’Eca, ha commissionato un’indagine a tappeto (“Fan of the future”) per capire cosa ci sia oltre il muro delle tribune svuotate, e ha scoperto chi non c’è più. Decine di migliaia di intervistati in sette nazioni del mondo (ma non l’Italia) hanno dichiarato «di avere di meglio da fare» (29 per cento) che non guardare una partita. E il 40 per cento di quel segmento che va dai teenager all’adolescenza dice testualmente «di non avere alcun interesse per il calcio» o addirittura di odiarlo.
Molti seguono altri sport e si appassionano alle gesta dei singoli atleti, più che delle squadre. Il 37 per cento di chi conserva comunque una più o meno pallida passione calcistica segue più di un club: il tifo ormai è spalmato su aree di preferenza non solo geografiche, la squadra della propria città non è automaticamente la più amata o la più seguita. Soltanto un intervistato su cinque ritiene che il calcio faccia abbastanza a livello sociale. I ragazzi non si riconoscono nei suoi valori, e vorrebbero “più responsabilità dei calciatori e dei club per rendere il mondo un posto migliore”. Tra le voci raccolte dall’Eca, molte delle quali femminili, il calcio viene giudicato ancora troppo maschilista e machista, bianco, eterosessuale e quasi per nulla inclusivo, un luogo dove la diversità non solo non viene apprezzata ma è considerata un pericolo.