Repubblica: “Fermi tutti. Stop all’esodo, il governo gioca d’anticipo. Vietato spostarsi dalle proprie città”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle ultime disposizioni per contrastare l’emergenza Coronavirus. Non si parte più, stavolta per davvero. Il governo limita definitivamente i movimenti. Da ieri e fino al prossimo tre aprile, l’esecutivo impone a tutti il «divieto» di lasciare con mezzi pubblici o privati il comune in cui ci si trova. Non è consentito farlo neanche per raggiungere il proprio domicilio o la propria residenza. Uniche eccezioni ammesse: «Comprovate esigenze lavorative», ragioni di «assoluta urgenza» o di «salute». Una stretta senza precedenti, ma necessaria soprattutto per bloccare l’esodo dei lavoratori verso Sud, dopo la chiusura delle fabbriche e dei cantieri. Una diga per evitare un nuovo contagio “di ritorno”, che avrebbe effetti devastanti sul sistema sanitario. Fin dal mattino, intanto, i primi lavoratori cercano di tornare a casa. È lo scenario temuto. I governatori meridionali iniziano a blindare i confini – lo fanno con ordinanze la calabrese Iole Santelli e il lucano Vito Bardi, mentre il campano Vincenzo De Luca chiama Conte – reclamando con Roma misure drastiche. È un altro dramma nel dramma. Dalla stazione di Porta Garibaldi il Frecciarossa Milano-Napoli delle 9.48 parte con a bordo solo poche decine di persone. Non c’è neanche la rabbia, nei cittadini che si ritrovano in fila, semmai stanchezza e paura. Lungo i binari si raccolgono alcune centinaia di viaggiatori. I controlli delle forze dell’ordine e dell’esercito, però, sono già iniziati: il mandato tassativo è evitare di replicare il pasticcio della notte in cui fu emanato il Dpcm che impose la chiusura del Paese, con la fuga di decine di migliaia verso Sud, e conseguenze sanitarie di cui ora si vedono gli effetti. Sono misure pesanti. Richieste dai governatori, e anche dal centrodestra. Interventi drastici che anche il Colle ha condiviso. E d’altra parte proprio il centrodestra continua a chiamare in causa Sergio Mattarella. Lo ha fatto ancora ieri Matteo Salvini. Il Presidente della Repubblica tace.