“Favori, regali, biglietti “Così il giudice salvò i rosa dal…”
L’edizione odierna de “La Repubblica” ha deciso di riportare alcune delle intercettazioni legate all’inchiesta della Procura di Caltanissetta nei confronti di Maurizio Zamparini. Ecco quanto si legge: “Giuseppe Sidoti, giudice che ha salvato il Palermo calcio dal fallimento, pretendeva alcuni piccoli e grandi favori dal club rosanero. Gli bastava fare una telefonata per ottenere un pass parcheggio accanto allo stadio, qualche biglietto in tribuna autorità da regalare a un’amica. E persino per raccomandare una classe di studenti che aveva particolarmente a cuore. Grazie a quella raccomandazione, i ragazzi di una prima media hanno potuto partecipare lo scorso 23 maggio alla manifestazione organizzata dalla Fondazione Falcone all’aula bunker.
«Concorso in corruzione» , questa è l’accusa contestata dalla procura di Caltanissetta e dal gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economica finanziaria di Palermo al giudice della sezione fallimentare Giuseppe Sidoti e all’ex presidente del Palermo, il commercialista Giovanni Giammarva. E pure il patron Maurizio Zamparini è indagato. Il giudice integerrimo e il commercialista che ha firmato decine di consulenze per l’autorità giudiziaria, Giammarva è anche il genero di Maria Falcone.
Ora il gip di Caltanissetta Antonia Leone parla di «spregiudicatezza di Sidoti e Giammarva», della loro «proclività nel reato» , del «palese interesse di Giammarva a compiacere il magistrato» . Il Palermo deliberò anche un incarico per l’amica del giudice (quella dei biglietti) è l’avvocata Vincenza Palazzolo, anche lei iscritta al registro degli indagatati: doveva sedere nel comitato etico della società sportiva, «ruolo appositamente creato per lei» è scritto nell’atto d’accusa, ma poi decise di rinunciare. Si conoscevano da tempo, il giudice e l’ex presidente Giammarva. «Sidoti avrebbe dovuto astenersi dalla causa fallimentare» , accusa il sostituto procuratore di Caltanissetta Claudia Pasciuti nella richiesta di misura. «Sin dall’inizio del procedimento aveva l’intenzione di rigettare l’istanza di fallimento».
“Le regalie”
Dopo la sentenza che nega il fallimento, il 29 marzo, c’è stato un’escalation di richieste da parte di Sidoti. È il capitolo delle «regalie» nelle 359 pagine dell’ordinanza del gip di Caltanissetta. Il 30 aprile 4 biglietti in tribuna autorità per Palermo- Bari (valore 150 euro ciascuno): un regalo per l’avvocata Palazzolo. Il 12 maggio tre biglietti in tribuna autorità per Palermo- Cesena: un altro regalo di Sidoti per la Palazzolo. Quel 12 maggio c’è anche Sidoti allo stadio, ma ha comprato i biglietti per la ” tribuna laterale” ( 30 euro): ma il giudice vuole recarsi comodamente allo stadio e così ottiene dalla società un pass per parcheggiare nel piazzale davanti all’ippodromo. Durante la partita, però, Giammarva lo chiama e lo invita in tribuna autorità, per partecipare al buffet in sala vip. E anche questa «regalia» è finita nel capo d’imputazione. Con un’intercettazione telefonica che permette di capire diversi particolari di questa storia. Giovanni D’Antoni, presidente della sezione fallimentare, aveva messo in guardia il collega: «Lo scontrino conservalo a futura memoria». E lui, sicuro di sé, spiegava: «L’ho conservato. Poi dicono: ” Ah certo, era alla partita…”. È stato pagato da me». Ma non è bastato.
L’aula bunker
Nel capo di imputazione si contesta anche la raccomandazione richiesta da Sidoti a Giammarva per far partecipare una scolaresca alla manifestazione del 23 maggio. Scrive la procura: «La vicenda, apparentemente banale, è in realtà estremamente significativa. Non solo perché evidentemente rileva in sé e per sé quale utilità di carattere ” morale” percepita da Giuseppe Sidoti come remunerazione del “servizio” prestato alla “Us Città di Palermo”, ma anche in quanto è fortemente indicativa dell’atteggiamento di Giammarva nei confronti di Sidoti». Le intercettazioni del nucleo di polizia economico- finanziaria di Palermo iniziano a entrare in fibrillazione il 3 maggio, alle 7,15 del mattino.
Sidoti chiama Giammarva: «Senti, io ti disturbavo per chiederti una cosa» , dice il giudice. «Tu non disturbi mai», risponde l’ex presidente del Palermo. «Ancora ti parli con tua suocera? — esordisce il magistrato — Che appena ti vede ti assicuta a colpi di ligno direttamente» . Il tono della conversazione è scherzoso. «No, ancora no» , replica Giammarva. Ed ecco la richiesta del giudice: «Ah, ancora no, vabbè. Senti, non è che sarebbe possibile fare partecipare la classe di… che è in prima media alle celebrazioni all’aula bunker quest’anno?» . Giammarva risponde senza un solo momento di esitazione: «Certo che è possibile, tu ricu già io» . E il giudice prosegue con il suo tono scherzoso, ma soddisfatto: «Giammarva dispone e Maria Falcone esegue. Giusto?». E l’interlocutore risponde: «Esatto, esatto, così funziona» . Un’altra battuta del giudice: «Dice Giammarva che se non c’è disponibilità mandano a fanculo un’altra classe e mettono quella nostra» . Giammarva non vuole contraddire il giudice: «Esattamente, esattamente».
Poi, però, iniziò ad esserci qualche problema. La mattina all’aula bunker era stata già organizzata, la sala era al completo. Ma il giudice amico doveva avere quei posti. «Informati, picchì sa a fari», dice Giammarva alla moglie, Lucia Di Fresco. Anche questa intercettazione è finita nell’ordinanza del gip. «La Di Fresco rispondeva che non avrebbe dovuto dargli alcuna certezza — scrive la procura — ma Giammarva replicava di parlarne con sua madre ( Maria Falcone, ndr) » . Alla fine, non si sa come, spuntarono i posti per 24 studenti e per due insegnanti. Come il chiedeva il giudice. « Si gioca la mia credibilità» , diceva Sidoti a Giammarva”.