Repubblica: “Favalli jr: «Palermo è la mia famiglia» Cremonese-Palermo vista dal figlio dell’ex ala rosanero e grigiorossa: «Ricordo il boato della Favorita»”
Più che una partita di campionato, Cremonese-Palermo per la famiglia Favalli significa rivivere forti emozioni del passato. Già, perché da quando Erminio Favalli è morto nel 2008 per un infarto, quella di domenica sarà la prima volta che le due squadre si affronteranno in campionato. I rosanero non vanno a casa Favalli, a Cremona, dal maggio del 1997.
“«Inutile negare che Palermo è dentro di me – dice il figlio di Erminio, Christian, oggi allenatore degli Allievi interprovinciali del Fiorenzuola – il ricordo e l’affetto per Palermo fa parte della mia famiglia. A casa da mia madre Laila abbiamo una stanza grande dove sono appese tutte le foto di mio padre e più della metà sono in rosanero. Per noi questa partita è da brividi e vuol dire tanto. A mio padre avrebbe dato emozioni sincere e complesse. Se fosse ancora fra noi non riesco nemmeno a immaginare l’onda di ricordi che gli avrebbe scatenato. Vinca il migliore e il più fortunato, non parteggio per nessuna delle due, esattamente come avrebbe fatto lui».
Per Erminio Favalli sarebbe stato come chiedere a un bambino se vuole più bene a papà o a mamma. Lui che era legato indissolubilmente a quei quattro colori: grigio e rosso, rosa e nero. «La mia infanzia – racconta Christian – è legata a Palermo. Siamo arrivati quando avevo un anno e siamo andati via che ne avevo quattordici. Mio padre mi portava allo stadio, lo vedevo giocare da dietro la porta, accanto ai fotografi. All’ingres- so mi davano un sacchettino di carta con semi di zucca e ceci secchi e mi godevo la partita da vicino. Mi sembra di sentire ancora il boato del pubblico e questo monte che al tempo stesso ci sovrastava e coccolava.
Un’immagine che mi ha sempre dato serenità e sicurezza».
A sentire i racconti di Christian Favalli, quel mondo sembra lontano anni luce dal calcio moderno. «Una volta era tutto più ‘pane e salame’. Ai miei ragazzi dico di amare il calcio per la sua semplicità e bellezza. Per me il calcio è sapere che dopo tanti anni i compagni di mio padre continuano a chiamare a casa per le feste, sapere che lui è rimasto nel cuore dei tifosi. Raccontare un po’ di lui mi fa un piacere enorme. Il tempo tende a fare dimenticare, ma quel Palermo Anni Settanta è stata una realtà che ho vissuto in modo incredibilmente intenso e per me significa tantissimo. Spero di tornare presto, magari per la partita di ritorno. Papà ci manca tantissimo».” Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “La Repubblica”.