Repubblica: “Fase 2 Italia, il retroscena: nella notte l’ultimo scontro tra Regioni e scienziati e Conte cede al pressing Pd”
L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sullo scontro, nella notte, tra Regioni e scienziati. Infatti, mentre Giuseppe Conte diceva affermava che «quest’emergenza ha mostrato delle difficoltà nel rapporto tra Stato e Regioni», i presidenti di Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio, hanno ricevuto un testo che non prevedeva quasi nulla dell’accordo politico raggiunto il giorno prima. Proprio questo è stato la possibile causa della rottura di tutti gli sforzi fatti fino a questo momento. «Perché le linee guida preparate dalle regioni non sono allegate al dpcm?», chiede Stefano Bonaccini. «Volete scaricare tutta le responsabilità su di noi!», attacca il ligure Giovanni Toti.
Nel frattempo Conte resiste: «Non possiamo dare forza di legge a un protocollo che non è un atto normativo. Non possiamo conferirgli un valore scientifico che non ha». Il presidente del Veneto Luca Zaia, si è dimostrato, ancora una volta, distante da Attilio Fontana: «Ma se serve più tempo, se il Cts deve validare il nostro protocollo, aspettiamo», propone il presidente della Lombardia. «Non prendiamoci in giro – afferma Bonaccini – se ridiscutiamo il testo, questa settimana non riapre più nessuno. Ce ne vorranno almeno altre due». Il presidente del Lazio Nicola Zingaretti dice: «Mi sembra che la proposta di Bonaccini sia un punto di mediazione accettabile. Mettiamo le linee guida regionali in premessa e come allegati». «Non c’è nessun disegno di riforme costituzionali – dice Boccia ai presidenti che sente, indispettiti per le parole del premier – sono sempre stato convinto che per farle servano un’intera legislatura e l’apporto di tutti, quindi è chiaro che non ci sono le condizioni. Il disegno di legge che era già in Cdm sull’attuazione dell’autonomia aveva come precondizione la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Che restano il vero punto di debolezza dell’attuazione del Titolo Quinto. Su scuola, sanità, trasporti, tutte le Regioni devono essere sullo stesso piano».
Ai governatori, Boccia e Conte hanno ripetuto: «Chi vede il suo rischio aumentare può chiudere quando vuole». Il decreto in questione prevede l’intesa con il ministero della Salute ma anche, in caso di mancato rispetto da parte della Regione dei parametri sui contagi fissati dall’Istituto superiore di Sanità, l’intervento da parte del governo per chiudere i confini di singole zone o dell’intero territorio. Il campano Vincenzo De Luca: «Lo abbiamo salvato su una legge che i 5 stelle volevano impugnare rivela un ministro dem – la prossima volta se la cava da solo. Adesso basta». Mentre Boccia, soddisfatto del lavoro con le Regioni, annuncia: «Alla riunione di giovedì porterò una proposta unitaria sulla semplificazione amministrativa. Anche questo lavoro possiamo farlo insieme». Il più prudente, sulle conseguenze di tutto questo, resta Speranza: «Ce la dobbiamo fare. Ma non essere preoccupati significherebbe essere sciocchi».