Repubblica: “Emergenza Coronavirus. Il Questore di Palermo Renato Cortese «È un nemico nuovo, ma la città collabora»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni del Questore di Palermo Renato Cortese: «Palermo sta rispondendo bene a questo momento così particolare, è una città sostanzialmente ferma – dice il questore Renato Cortese – la maggioranza è davvero rintanata in casa. Ma c’è ancora chi, in alcune zone, non vuole capire». Quali situazioni vi siete trovati a fronteggiare? «Assembramenti non ce ne sono, altrimenti saremmo intervenuti in maniera energica, ma ci sono sacche di cittadinanza che non hanno capito fino in fondo l’importanza di rispettare le regole disposte in questi giorni. E lì noi interveniamo con i controlli. Da una parte cercando di essere severi nel rispetto delle regole, dall’altra cercando di fare anche attività di persuasione. Per spiegare l’importanza di queste norme disposte a tutela della salute dei cittadini». Chi è stato fermato in questi ultimi giorni? «Ci siamo imbattuti in persone uscite da casa senza una reale ragione. Ad esempio, hanno preso l’auto per andare dall’altra parte della città. Qualcuno per fare una corsetta a Mondello». Spieghiamo ancora una volta in cosa consiste il divieto. «Ha un senso fare jogging sotto casa o nei pressi dell’abitazione. Non certo a Mondello. Perché se lo facessero tutti i cittadini di Palermo, allora ci troveremmo con un assembramento in quella località. E in questo momento gli assembramenti sono assolutamente vietati per la tutela della salute pubblica. E’ anche una regola di buon senso: in questo momento, bisogna muoversi solo nei pressi della propria abitazione. E poi, lo smog a Palermo è diminuito in maniera considerevole, dunque una corsetta la si può fare tranquillamente in ogni quartiere». La questura di Palermo si è sempre trovata a fronteggiare situazioni difficili. Penso alla stagione dei grandi delitti di mafia che insanguinavano la città. Ma questa è davvero un’emergenza inedita. Com’è cambiato il vostro lavoro? «Quella di questi giorni è una realtà che non avevamo mai vissuto, e che non avremmo mai voluto vivere. Non c’è un precedente a cui potersi ispirare. Siamo di fronte a una situazione nuova per tutti, dove ci si confronta con un nemico invisibile, subdolo, che si insinua laddove meno te lo aspetti. E mentre a tutti i cittadini viene rivolto l’invito a restare a casa, che è l’unica arma per difendersi dal virus, noi siamo chiamati a essere in mezzo alla strada, per fare rispettare le regole. Dunque, capite bene che per noi il rischio è più alto, e ciò nonostante ci sono donne e uomini di tutte le forze di polizia in città. Credo che il Paese debba essere fiero di avere uomini e donne in divisa che lavorano in un momento tanto drammatico». In questi giorni avrete registrato una diminuzione dei reati. «C’è stato un calo vorticoso. Neanche una settimana di questo divieto e i reati si sono quasi azzerati. Tranne qualche furto e qualche incendio. Per il resto, abbiamo registrato un tasso di delittuosità pari allo zero». Come incidono invece questi giorni sugli affari della criminalità organizzata?
«Su quest’altro livello è ancora presto per fare valutazioni. Perché è una criminalità che ha dinamiche diverse, subdole, e una visibilità non immediata e diretta». Che Italia sarà dopo il coronavirus? «Credo che il nostro Paese si stia riscoprendo comunità attorno ad alcun valori. Sono sicuro che dopo questi giorni verrà fuori una comunità ancora più forte e strutturata». Nei giorni dell’emergenza, cosa domandano i cittadini alle pattuglie di polizia in strada? «Davvero tante persone ci fermano per chiedere delucidazioni su come comportarsi in questo momento. E noi siamo contenti di essere d’aiuto». Sulla pagina Facebook della questura ha postato un video rivolto ai suoi poliziotti. Com’è nata questa idea? «Ho sentito il bisogno di rivolgermi a chi in questo momento storico è più a rischio per il lavoro che fa in strada. Mi sembrava giusto dire grazie ed essere vicino. Non posso farlo con una stretta di mano, con un abbraccio. Lo faccio attraverso i social. Ed è anche un messaggio alla città: riusciremo a superare questo momento. Tutti insieme».

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Redazione Ilovepalermocalcio