Repubblica: “Droga, politica e vip arrestato lo chef che riforniva Miccichè. L’ex presidente Ars: «Anche se sniffassi coca sarebbero fatti miei»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’arresto a Palermo del “Pusher dei vip” che aveva tra i clienti Gianfranco Micciché.

Nega di essersi recato a Villa Zito per rifornirsi di cocaina: «Ci andavo solo per pranzare. Ho fatto degli errori in passato, ora non più». Poi dice che non si sottoporrà mai al test del capello: «È solo demagogia. Anche se facessi un tiro ogni tre mesi, sarebbero solo problemi miei. Quel che conta è che non ho mai rubato». L’ex presidente dell’Ars ed ex numero uno di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Micciché, è furioso per essere finito su tutti i giornali come “cliente” dello chef palermitano Mario Di Ferro, arrestato ieri con l’accusa di essere il suo pusher e quello di tanti altri vip di Palermo: «Il mio nome non doveva essere scritto, non sono indagato».

Onorevole, per i magistrati lei andava a Villa Zito per acquistare droga. Perché si recava così spesso in quel locale? «In quel periodo avevo il doppio ruolo di senatore e deputato regionale. Andavo lì a pranzare quasi tutti i giorni, come tantissimi palermitani. Ho incrociato spesso anche Maria Falcone. Nell’ordinanza si legge che una volta ci sono rimasto un’ora e mezza. Mi sembra un po’ troppo solo per ritirare la dose». Per la procura i viaggi di cui parlava con Di Ferro erano delle scuse. È così? «C’è un’intercettazione in cui dico a Di Ferro che partirò per Milano dal 20 al 26 novembre. Scrivono che non sono mai partito. E invece ho i biglietti aerei e la ricevuta dell’albergo Villa Paradiso. Sarebbe bastato fare le verifiche incrociate».

Le polemiche sono nate perché per i magistrati andava da lui ad acquistare le dosi con l’auto blu e il lampeggiante acceso… «Escludo che sia accaduto. Al mio autista ho vietato da molti anni di accendere i lampeggianti». Eppure c’è una foto agli atti all’indagine che ritrae la sua auto con i lampeggianti attivi davanti al locale. Come mai? «Magari quel giorno l’autista li ha accesi perché ha imboccato la corsia preferenziale di via Libertà in senso contrario».