Repubblica: “Dragotto apre all’azionariato popolare: «Tra noi se ne è parlato» – I dettagli”
“Il Palermo a una cordata di imprenditori locali, sostenuti da un azionariato popolare dei tifosi. La cessione della società di viale del Fante continua a tenere banco persino più della lotta per la salvezza. Oggi potrebbe essere la giornata decisiva per le trattative tra Zamparini e i delegati del fondo di investimento americano, interessate alle aziende del “Gruppo Zamparini”, tra cui il Palermo Calcio, ma in queste ore in città si discute di un’altra ipotesi, più romantica e gradita al popolo rosanero: Il Palermo ai palermitani, grazie all’impegno di imprenditori locali e alle quote dei tifosi. Dopo le dichiarazioni di due giorni fa del presidente di Confindustria Palermo Alessandro Albanese, che, ai microfoni del sito Rotocalcio, aveva smentito ogni coinvolgimento, arriva invece un’apertura dall’imprenditore Tommaso Dragotto. «Martedì, in sede di Confindustria, si è parlato dell’idea di una sottoscrizione popolare sul modello delle grandi squadre spagnole come il Barcellona, guidata da 20-30 imprenditori locali e sostenuta dalle singole quote dei tifosi rosanero», dice il patron di Sicily By Car. «Da palermitano mi auguro che diventi realtà, anche se è complicato. Per raggiungere l’obiettivo – prosegue – gli imprenditori potrebbero investire 300-400mila euro ciascuno o anche meno qualora fossero di più, mentre al resto potrebbe pensare un bacino di 30 mila tifosi, se consideriamo i numeri di quelli che ai tempi d’oro riempivano lo stadio Renzo Barbera», dice ancora Dragotto, che si dice pronto a investire in prima persona anche 100 mila euro, qualora ci siano con lui altri imprenditori seriamente interessati. «Nei prossimi giorni dovrei incontrare per altri affari John Viola, che l’anno scorso, dopo un iniziale interesse per la società, si era tirato indietro, potrebbe essere l’occasione per tentare di convincerlo a entrare di nuovo nella trattativa», rivela infine l’imprenditore palermitano, convinto la retrocessione del Palermo sarebbe un declassamento per l’intera città. L’ipotesi suggestiva è stata invece smentita dal presidente di Confindustria Palermo Alessandro Albanese. «Non siamo noi e non sappiamo chi possa esserci dietro questa cordata della quale non ho notizie – ha detto al sito Rotocalcio – il tessuto economico sociale della città è formato soprattutto da piccole e medie imprese, che tutte insieme unite rappresentano una grande forza, ma che prese singolarmente non possono certamente sostenere i grandissimi investimenti che richiede il calcio moderno». E Albanese aveva anche smorzato gli entusiasmi verso un modello blaugrana: «Per attuare il modello Barcellona, bisogna trovare le condizioni e la volontà giusta che riguardi tutta la provincia di Palermo e che coinvolga non solo noi, ma tutte le categorie produttive: professionisti, sindacati e cittadini. Un’idea bellissima che ad oggi non rientra nei nostri piani. Dobbiamo considerare che le grandi squadre sono in mano a gruppi che si rifanno a cinesi, arabi o a mecenati come Squinzi. Io, in questo momento, non darei troppo fastidio a Zamparini, che per 15 anni ci ha deliziato con i migliori giocatori del mondo. Vediamo come finisce questa trattativa con gli americani». Sei anni fa, invece, l’ipotesi popolare, aveva solleticato alcuni tifosi rosanero, che da mesi chiedono a Zamparini di farsi da parte. Nel 2011, all’indomani della sconfitta in finale di Coppa Italia contro l’Inter, un gruppo di fedelissimi aveva studiato l’idea di un azionariato popolare sul modello di MyRoma, primo esperimento in Italia ispirato ai modelli di supporter trust di altri paesi europei, che oggi conta centinaia di sostenitori giallorossi. «Nel 2011 insieme a un gruppo di professionisti avevo provato a creare MyPalermo, un’iniziativa dal basso per acquistare alcune quote del Palermo calcio», dice l’avvocato Michele Calantropo. In pochi mesi i sostenitori erano diventati 180 con quote tra i 100 e i 500 euro, ma tutto si è arenato «perché allora la società non era in vendita e c’erano delle difficoltà tecniche», dice ancora Calantropo. «Oggi – conclude- tutto sarebbe più difficile perché la squadra ha perso valore e sarebbe da rifondare, così come l’entusiasmo della gente»”. Questo quanto riportato da “La Repubblica”.