Repubblica: “Djuricic parcheggia: «Voglio impormi alla Samp. Titolare contro il Palermo? Anche da portiere. Sono sicuro che…»”
“Come si diventa un professionista esemplare dopo aver vissuto anni da genio e sregolatezza? Per Filip Djuricic «a una certa età è normale maturare». In realtà se da girovago del calcio europeo, a spasso per i campi di mezza Europa con la nomea del fenomeno mancato, ti trasformi in un prezioso jolly per una squadra italiana di media classifica qualcosa dev’essere successo. Forse il matrimonio e la nascita di due bambini possono spiegare qualcosa, fatto sta che oggi Filip Djuricic è quello che prima non era. E che, dopo spezzoni di partita sempre più convincenti, “vede” in un futuro non troppo lontano la sua prima partita da titolare. Già domenica nella trasferta di Palermo dell’ora di pranzo? Difficile, perché Marco Giampaolo non è il tipo da fare mosse avventate. Ma chissà. Di certo il talento arrivato da Lisbona ormai è una delle prime scelte quando si tratta di provare a cambiare la partita. In qualsiasi ruolo venga in mente al suo allenatore. Filip Djuricic, pronto a giocare terzino a Palermo? «A me basta giocare e credo che ormai mi manchi solo di fare il portiere. Ma è sempre stato così, non solo alla Sampdoria. Quando Mihajlovic era allenatore della nazionale serba mi faceva giocare anche falso nueve. Con lui ho passato il mio miglior periodo in Nazionale». Non fu un’esperienza memorabile per Mihajlovic… «Eravamo tantissimi giovani, con molta pressione addosso e un girone difficile. Alla fine non riuscimmo a qualificarci ai Mondiali per una sconfitta» E adesso niente più Nazionale da un bel po’… che le è successo in questi anni? «Troppa pressione, troppe aspettative. Quando mi prese il Benfica avevo una clausola da 40 milioni di euro. Con quei numeri pensavo fosse tutto facile, invece era ancora più difficile. Adesso ragiono in un altro modo. Ma non avevo molta scelta, prima ero un Nazionale ma alla Samp sono arrivato come uno della Primavera. Adesso spero di tornare presto a giocare per la Serbia, ma so che ci vorrà del tempo». In piccolo alla Sampdoria le è successa la stessa cosa… all’inizio ai margini, ora poco a poco si sta conquistando spazio. Non ha mai pensato di lasciare Genova? «Ci ho pensato eccome. A Natale avevo giocato 46 minuti in campionato e una partita da titolare in Coppa Italia… ho parlato con il mister, con il presidente, con la mia famiglia e il mio procuratore, cambiare ancora non aveva senso. Non ho mai smesso di ascoltare quel che diceva il mister, lui all’inizio non mi “vedeva”, ma io so quanto valgo e quanto posso dare. Altri nella mia situazione avrebbero smesso di allenarsi». Per certi giocatori entrare nel recupero, come successe nello scorso derby, potrebbe essere vissuto come un’offesa… «Invece per me fu importantissimo. Perché se anche in soli tre minuti riesci a lasciare un minimo il segno dai una risposta forte. Anche il fatto che il mister mi faceva allenare da difensore, anni fa avrei reagito in tutto un altro modo. Invece ho sempre cercato di fare quello che chiedeva». Si aspettava un allenatore come Giampaolo? «Sicuramente è diverso da quelli che ho avuto prima di lui. Lui ha un’idea di gioco forte, noi giocatori abbiamo le nostre qualità individuali, ma dobbiamo sempre adattarle alla tattica del mister. È la cosa più importante che ho imparato qui». È stato in Serbia, Inghilterra, Germania, Olanda, Belgio, Portogallo. Qual è il campionato più difficile? «Per un attaccante sicuramente l’Italia, perché tutti pensano prima a difendere. Di quelle che abbiamo affrontato le uniche squadre che giocano come all’estero, penso a Germania e Inghilterra, sono state il Genoa e l’Atalanta». Per voi è più facile giocare contro il Milan o la Roma che contro Pescara e Crotone… «Ma adesso sono sicuro che abbiamo imparato dai nostri errori. Per questo sono convinto che domenica contro il Palermo andrà bene. La classifica qualcosa dice, noi siamo più forti e dobbiamo dimostrarlo in campo». A proposito di Milan, facile dire che sia stata la sua migliore partita «Proprio perché avevo un sacco di spazio! Mentre difendevo sulla fascia pensavo già a come ripartire, non mi è mai capitata una partita del genere. Contro il Cagliari da trequartista ho trovato la difesa molto più chiusa». Nel suo girovagare l’Europa chi l’ha impressionata di più? «Non sono uno che si impressiona particolarmente… ma mi piacciono i giocatori di talento. In Italia uno come Bernardeschi, lo seguo spesso. Mentre in Inghilterra ho giocato contro Hazard, un grandissimo che secondo me non ha molto da invidiare a gente come Messi o Cristiano Ronaldo». Parla italiano molto meglio dei suoi compagni che sono alla Samp da più tempo di lei… «Ho preso lezioni soltanto due mesi, ma l’italiano non è così diverso dal portoghese e mi arrangio. Ormai capisco bene, parlarlo senza errori è un’altra cosa». A Genova ha scelto un quartiere solitamente ignorato dai giocatori… «Vivo a Carignano con mia moglie e i bambini (una di un anno e quattro mesi, l’altro di cinque mesi), amiamo Genova e la zona che abbiamo scelto. E poi siamo vicini al presidente che quando è in città sta in hotel a due passi da noi». Il suo obiettivo da qui a fine stagione? «Soprattutto riuscire a dare continuità a quello che sto facendo in queste ultime partite. Più che giocare tanto, giocare bene e dare una mano ai miei compagni»”. Questo quanto riportato da “La Repubblica”.