Repubblica: “Diego, l’uomo del 118 morto a 46 anni «Non aveva malattie». Bergamo, in ambulanza o al centralino, era in trincea contro i virus. Ucciso in 4 giorni”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su Diego Bianco, operatore 46enne del 118 deceduto nella giornata di ieri. La guerra del Coronavirus l’ha strappato via dalla trincea. In quattro giorni. Mercoledì il tampone. Venerdì l’esito. Ieri all’alba una crisi respiratoria improvvisa. «Vai a dormire, devo solo trovare la posizione», dice alla moglie alle 3,30. Alle 5,30, lei — volontaria della Croce Rossa di Seriate — torna in camera, e lo trova in fin di vita (inutile il massaggio cardiaco). Diego abitava a Montello. Robusto, sano, i capelli rossi pettinati col gel, le cuffie del 118 calcate sulla nuca perché l’ultima immagine di lui al lavoro è questa. Autista e operatore tecnico. C’erano turni in cui guidava l’ambulanza, e altri nei quali stava al desk della centrale operativa dell’ospedale Giovanni XXIII. Ultimo turno in strada il 23 febbraio.
Da venti giorni Diego era fisso lì, ai telefoni dell’emergenza Covid-19 che nel presidio ospedaliero cittadino ha fatto finire oltre 400 ricoverati. Prendeva le telefonate e “formava” l’equipaggio dell’uscita. «Era un lavoratore preparato, che ha sempre utilizzato i dispositivi di protezione — raccontano i colleghi in lacrime — . Non era anziano e non aveva altre malattie». Nei giorni scorsi gli era salita qualche linea di febbre. Lo stesso era successo ad altri operatori. Qualcuno era stato a casa. Motivo per cui la sala della centrale era stata chiusa e sanificata, e le chiamate dirottate ad altre centrali lombarde. Mercoledì gli hanno fatto il test: positivo. Ma non stava male. Prima di smontare all’alba ci fermavamo a mangiare le brioche da Joseph Mary, un forno aperto tutta la notte in via Grumellina — ricorda un collega barelliere — . È tutto assurdo, incredibile».