Repubblica: “De Zerbi al Milan «il piccolo genio» che incantava Boban e Savicevic”

“Riavvolgiamo il nastro e con una ipotetica macchina del tempo torniamo al 1995. Un ragazzino di sedici anni dà spettacolo con il suo sinistro all’oratorio di Mompiano a Brescia. A seguirlo, oltre a Don Giuseppe, ci sono anche gli osservatori del Milan che capiscono che quel ragazzino ha i numeri per giocare a pallone e decidono di portarlo a Milano nelle giovanili rossonere. Inizia così la storia calcistica di Roberto De Zerbi. Una storia che affonda le sue radici nel sogno di ogni bambino che dal campetto dell’oratorio viene catapultato nella realtà della grande squadra. Una storia di oltre vent’anni fa che il destino vuole s’incroci con la storia di oggi che mette a confronto De Zerbi, non più calciatore ma allenatore del Palermo, contro quei colori che lo hanno fatto crescere come giocatore e come uomo e lo hanno lanciato nel calcio che conta. La storia di De Zerbi è simile a quella di molti altri ragazzi che dalla provincia arrivano nella metropoli per giocare a pallone. Una storia fatta di collegi dove i giovani fuori sede dormono, di scuola, ma soprattutto di campo. Ed è in campo che l’allora sedicenne Roberto dà subito il meglio tanto che in pochissimo tempo gli viene affibbiato il soprannome di “Piccolo Genio”. Un nomignolo che non può che inorgoglirlo, visto che il “Genio” al Milan a quei tempi era Dejan Savicevic. In rossonero De Zerbi fa tutta la trafila della formazioni giovanili sino ad arrivare nella Primavera. La squadra è allenata da Mauro Tassotti. I compagni del tecnico del Palermo sono, tra gli altri, Padoin, che lunedì sera era in campo con il Cagliari nella gara del Sant’Elia, e l’ex rosanero Maccarone con il quale De Zerbi forma una coppia d’attacco formidabile per la categoria. Tassotti è letteralmente impressionato da quel ragazzo che segna gol a raffica tanto che a distanza di tempo ne tesseva ancora le lodi. «Di quel gruppo che avevo all’epoca De Zerbi era quello con maggiore talento – il commento della ban
diera rossonera oggi allenatore in seconda di Shevchenko nella nazionale dell’Ucraina – Ricordo il suo sinistro. Uno con quel piede poteva fare tutto quello che voleva. Gli davi la palla e lui inventava qualcosa». Dalla Primavera di Tassotti, ad inizio della stagione 1997-98, Roberto De Zerbi viene aggregato alla prima squadra allenata da Fabio Capello. Quello è il Milan di Maldini, di Boban, di Savicevic, di Weah, di Kluivert e di Leonardo. In porta c’è Massimo Taibi che arriva dal Piacenza dopo l’esperienza al Manchester United. «Roberto era sicuramente un giocatore di grande qualità – dice il portiere palermitano – È sempre stato più sveglio rispetto alla media dei suoi coetanei. Quando lavoravo al Modena come direttore sportivo avrei voluto affidargli il settore giovanile, ma poi lui è andato al Brescia». In quel Milan dei tanti campioni De Zerbi non sfigura. Anzi. «Era benvoluto da tutti – racconta Taibi – Piaceva moltissimo a Boban e Savicevic. Del resto, in campo parlavano la stessa lingua. Mai presuntuoso, sfrontato ma molto educato. Era un attaccante fenomenale che giocava anche da trequartista. Un sinistro veramente notevole». Quell’anno De Zerbi fa tutta la preparazione e gioca le amichevoli pre campionato con i rossoneri. Tra le altre, gioca le partite contro Bellinzona, Panathinaikos, Monza e Standard Liegi. Chiuso però dai tanti attaccanti che militano nella rosa del Milan, De Zerbi viene girato in prestito e inizia il suo peregrinare in Italia e all’estero. Al Milan non tornerà mai più. Cambierà quindici club in quindici anni sino a quando, nel 2013, dopo l’esperienza di due anni nel Cluj in Romania, chiude la carriera di calciatore a Trento. L’anno dopo De Zerbi è già allenatore, in panchina al Darfo Boario. Il resto è storia di questi giorni. La macchina del tempo torna al 2016, a De Zerbi che guida il Palermo e a Zamparini che lo conferma sulla panchina della squadra rosanero nonostante le quattro sconfitte di fila. Il calendario gli mette sul piatto la sfida al suo passato. Una gara nella quale De Zerbi si gioca tanto e nella quale ha la possibilità di far vedere a tutti che il “Piccolo Genio” è diventato grande.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.