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Repubblica: “Dazn adesso è un caso. La guerra per digitalizzare l’Italia attraverso il calcio ha prodotto una sola vera vittima: lo spettatore”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla guerra tra Dazn e i suoi spettatori, con il governo che ce mette l’occhio.

La guerra per digitalizzare l’Italia attraverso il calcio ha prodotto una sola vera vittima: lo spettatore. Dopo tre mesi, vedere una partita della Serie A è diventato un’odissea settimanale, tra immagini saltate, rallentamenti, bassa qualità: se la tua squadra gioca la Champions, hai bisogno di almeno tre piattaforme, compresa Amazon Prime. Ora, l’ultimo schiaffo è pronta a darlo Dazn.

Condividere un abbonamento in due non sarà più possibile: addio alla doppia visione in contemporanea di contenuti, la stessa partita oppure eventi differenti. Potrà farlo solo chi usa la stessa connessione, quindi dentro una sola casa. Per una famiglia in cui condividono l’abbonamento padre e figlio che abitano in due appartamenti diversi o in cui semplicemente uno dei familiari trascorre i weekend in viaggio per lavoro, vorrà dire spendere quasi il triplo: da 20 euro al mese – il prezzo per chi si abbonava entro luglio – a quasi 50. Difficile che Dazn permetta di “sdoppiare” l’abbonamento con un contributo aggiuntivo, come fa Netflix. Più probabile uno sconto per i nuovi clienti.

La mossa promette di combattere la pirateria delle piattaforme illegali che permettevano la condivisione tra sconosciuti, lucrando sullo sharing. Ma ha tutt’altro intento: far crescere la base di abbonati. Dopo più di un terzo del campionato Dazn ha infatti raggiunto circa 2 milioni di utenti. Quelli che guardavano il calcio su Sky erano 2,6 milioni. Se anche solo 300 mila famiglie decidessero di sottoscrivere un secondo abbonamento, le entrate aumenterebbero di almeno 45 milioni fino a fine stagione e di 100 all’anno per i prossimi 24 mesi. Anche a costo di ridurre l’audience, alimentata proprio dal doppio utilizzo di un solo account. Un sacrificio necessario, visto che le cose non sono andate come pensava Dazn e il suo principale alleato: per assicurarsi i diritti del campionato la tv ha avuto infatti bisogno di Tim, che ha messo sul piatto più di 300 milioni pensando di sfruttare il calcio per vendere in tutta Italia la sua fibra. Il pallone come volano per la digitalizzazione del Paese, però, fino a ora non ha funzionato: lo dicono i numeri.

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Redazione Ilovepalermocalcio