L’edizione odierna de “La Repubblica” racconta la storia di Vincenzo Frangiamore, classe 1966.
«Sono nato a Caltanissetta – racconta Vincenzo – e sono cresciuto in una famiglia umile e senza una figura paterna. Ricordo ancora che avevo appena 11 anni quando aiutavo mia mamma in pasticceria e ai mercatini e consegnavo pacchi. Mi alzavo ogni giorno alle 4 del mattino. Ho iniziato a giocare nel settore giovanile della Nissa, poi con l’Avvenire, e dopo i mondiali del 1982 sono stato convocato per un torneo a Palermo. Non ci pensai due volte, anche perché avendo zii e cugini lì mi sono sempre sentito palermitano d’adozione».
Era tanta la voglia di emergere del giovane Enzo che venne scelto dalla Sampdoria: « Ero incredulo, e al tempo stesso preoccupato all’idea di dover andare via da casa. Soprattutto perché non volevo lasciare mia mamma sola, ma è stata proprio lei a incoraggiarmi e così sono partito. A Genova ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile della Sampdoria e al tempo stesso frequentavo l’istituto alberghiero. Ho ammirato da vicino campioni come Bordon, Brady, Francis, Vialli e Mancini, con cui settimanalmente ci allenavamo, e poi d’improvviso arrivò quella chance che mai mi sarei aspettato».
A notare quel roccioso mediano fu l’Ajax, che lo convocò per un provino: «Non ero più bravo degli altri, ma forse avevo più fame, e inaspettatamente andò bene. Festeggiai ad Amsterdam i miei 18 anni e andai a giocare con la seconda squadra. Era l’Ajax di Johan Cruijff, in cui giocavano Rijkaard, Vanenburg e Van Basten. Ricordo ancora le amichevoli con la prima squadra e i consigli di Cruijff, che sembrava guardare tutti con distacco, ma in realtà era molto attento a ogni singolo movimento di tutti noi, anche dei più piccoli. Al punto che scriveva ogni anno un libro- guida indirizzato a tutti i tecnici del settore giovanile».